La ricerca della “partita perfetta”

Cos’è in fondo lo sport? È la ricerca del risultato o della perfezione di un gesto?

Certo sono i risultati che restano scritti negli albi d’oro: sono l’unica cosa che la storia non cancella, a differenza persino dei protagonisti degli stessi. Negli sport di squadra, a distanza di anni si ricordano i campioni, meno i gregari, quasi mai le riserve di un team vincente, e proprio mai i secondi classificati. Nel calcio un goal può essere meraviglioso, ma deve anche portare un risultato, essere un goal importante. I goal di Maradona, Van Basten, Zidane, si sono consegnati alla storia perché fatti con le nazionali o in Coppa dei Campioni e perché goal decisivi. La rovesciata di Bressan, quella di Moriero, il pallonetto di Mascara sono stati goal stupendi, che però la storia dimenticherà o ha già dimenticato.

Eppure ricordo ancora una partita di alcuni anni fa, di Matteo Serafini, del Brescia. A 29 anni, una carriera in serie B, senza ormai speranze di salire di livello. Un giorno si è trovato davanti la Juventus ed ha segnato una tripletta al portiere più forte del mondo: un pallonetto da 40 metri, una rovesciata, ed una cannonata da fuori area di controbalzo. Spettacolare. Ci sono giocatori che tre reti così non le fanno in un campionato, alcuni nemmeno in una carriera, e quasi nessuno in una sola domenica. E allora cos’è lo sport? Forse è anche l’instancabile ricerca della perfezione di un gesto. Di una domenica perfetta, come quella di Matteo Serafini. Chissà cosa gli avranno detto i compagni nello spogliatoio, cosa avrà pensato, e chissà se anche lui si sarebbe mai aspettato una giornata del genere, a 29 anni, contro la Juventus in serie B. Tutti sognano una grande vittoria, pochi soltanto una partita perfetta, nonostante sia spesso più rara. Probabilmente la storia non ricorderà la giornata di Serafini, ma per lui è quella giornata a racchiudere il senso di una storia: la sua.

E allora in fondo cos’è anche la vita? La rincorsa ai risultati o la ricerca della perfezione di un istante? Il mondo è pieno di record e grandi accumuli: c’è chi è arrivato a possedere decine di miliardi di dollari, centinaia di palazzi, chilometri di terra, potere su milioni di uomini. Eppure ogni giorno si realizzano anche i piccoli miracoli di chi vive solo per giocare almeno una volta nella vita una partita perfetta: la mano del ginnasta che afferra la sbarra, la lama del bisturi che incide la pelle, la freccia dell’arciere che si conficca al centro del bersaglio, la caduta dell’ultima tessera in un domino da milioni di pezzi, la sincronia al millisecondo di un orchestra che suona Beethoven. E in quell’istante la vita è uguale per tutti, che si trovino in serie A o in serie B, ricchi o poveri, vincenti o eterni sconfitti. E alla fine, se quella partita arriva, o quel gesto prende forma per un frangente, anche se la storia se lo porterà via, quel singolo gesto, per un momento, riempie chi lo compie di un soffio divino.

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