La mia “anarchia”

abercrombie Sono nato con un’anima un po’ anarchica, dev’essere un fatto di dna, perché poi in sostanza riesco a stare nel tessuto sociale e mi piacciono tanti aspetti del mondo occidentale. Però per certe cose sono proprio fuori, non le concepisco, mentre la popolazione vi si mette in fila. Parliamo di file: come diavolo è possibile farsi ore di fila per buttare uno stipendio da Abercrombie e Fitch a Milano durante i saldi? Non lo farei mai. Eppure è sempre imballato.E dalle ultime notizie, pare che ai dipendenti facciano fare le flessioni quando sbagliano; lo fanno perché essendo tutti giovani palestrati che lavorano a torso nudo, è anche un modo per allenarsi. Alle commesse invece fanno fare “squat”. Io non sapevo manco che volesse dire.

Pare siano piegamenti che chiunque vada in palestra, ossia tutti i giovani a parte me, conosce come si conosce il vocabolo “pane”. Ecco, non ho mai fatto un giorno di palestra in vita mia. Nelle aziende “fighe” si corre in palestra in pausa pranzo. Ma scherziamo!? Non lo farei nemmeno sotto tortura. Panino, caffè e cinque minuti su una panchina se è primavera. Sono io in difetto di mentalità, eppure non capisco a cosa serva. Con le ragazze? Mah.

Se uno vuole donne, si alleni ad andare a donne, non in palestra! Credo sia un fatto di immagine. Poi non capisco tutto lo star system. Gente in fila che urla per vedere una star. Io quando incontro qualcuno famoso evito di rompergli le scatole, certo ho qualche idolo a cui magari farei due domande, più che un autografo, ma senza fanatismi. Poi capisco ancora le star della musica o dello sport, ma per tutto il resto sono ingnorante allo stato puro.

A volte chiedo a qualcuno chi è questa gente Casiraghi, mica Casiraghi, mi guardano stupiti: sono famiglie reali! Ecco, di famiglie reali non so un tubo. Mi pare tutta gente che non è mai andata a lavorare, poi Casiraghi, Elkann, di riffa o di raffa non capisco se hanno sempre a che fare con l’Italia o che altro, perché se ne sente un gran parlare. So solo che hanno spesso dei gran ciuffi e vestono strambi.

L’altra cosa che non capisco è la moda in generale, le sfilate e tutta quella roba lì: è l’adorazione di cosa? In passerella mettono roba che io per strada non ho mai visto indossare a nessuno sano di mente. Sembra un mondo patinato autoreferenziale. Per i vestiti, nessuno mi leva dalla testa che un cinese, nel 2012, con un computer ti disegna e produce quel diavolo che vuoi, che si chiami Gucci, Prada o compagnia briscola.

Poi quando tutto questo non diventa ossessione, mi solletica anche la superficialità del nostro mondo. La moda è bella se è un gioco, non un diktat, così come il corpo, strumento di gaudio, non di punizione. Della televisione invece non parlo. E’ un mondo assurdo in cui Bobo Vieri prende un milione di euro dal servizio pubblico. Però non mi fa arrabbiare, perché in fondo mi sollazza quell’atteggiamento con cui la spengo a mezzanotte, mentre questi perdigiorno ballano e cazzeggiano, dicendo allo schermo: “si vabè ciao, io domani devo lavorare”, anche se guadagno meno di un millesimo di loro e pur vivendo nella società dell’anticultura, vado a letto col vanto della superiorità culturale sulla mediocrità catodica.

Forse non sono un anarchico, sono solo uno snob.

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