Il peso di una parola

paroleParlavo su un social network con la mia amica Kate di Sidney e alla fine della conversazione, in modo autentico, le ho detto: “say hello to Melissa, I miss you both”. E lei mi ha risposto: “awww… I’ll let her know… Riccardo, we miss you too”.

Quindi ho riflettuto su come spesso, con tante nazionalità straniere, quelli che per noi sono diventati gesti quasi convenzionali, mere formule verbali, hanno ancora l’effetto di sortire reazioni autentiche ed emozionare:regalare un fiore, dire una frase carina, fare un complimento. Tutte cose che da noi sono ormai inflazionate. Come si è arrivati a questo?

E’ successo perché il significato delle parole si è svuotato, il mondo verbale è divenuto stereotipato, a causa dell’uso strumentale che se ne è fatto per anni e dello spandersi dell’ipocrisia. Guardatevi intorno: le donne italiane sono abituatissime a ricevere complimenti e fiori, che anzi, appartengono ormai ad un codice vecchio, poco autentico e ridicolo, il quale infine sottende l’idea di avere qualcosa in cambio. Le reazioni sono programmate e poco autentiche. Facebook è una prova evidente di tutto ciò. È peculiarità italiana che una donna pubblichi una foto scollata e venga inondata da apprezzamenti e fiumi di bava. Non succede in tantissime altre nazioni.

Abbiamo creato un contesto in cui fatti e parole sono due aree completamente scisse. Basti dire che per anni abbiamo ascoltato prediche etiche dai politici mentre la realtà era che tutto stava andando a rotoli tra malaffare e corruzione.

Rendiamoci conto che i programmi pomeridiani dove si trova “l’amore” e il partner ideale, sono costituiti da ore d’insulti e litigi. Come è possibile che l’amore vero germogli sul terreno della violenza verbale? Perché le parole sono vuote di significato e quindi tutto si cancella in un amen. E così è diventata anche la parola data: un tempo era una virtù l’essere “uomini di parola”. Ora?

In questo sistema dove la parola non conta più niente, viene preferibilmente usata per mascherare i fatti. Le coppie di giovani sono insopportabilmente sdolcinate e si scrivono continuamente “amore ti amo”, frasi da melodramma tipo “guarisci presto (da un’influenza)… mi manca la mia parte migliore…tu”. Robe da Romeo e Giulietta per storie sentimentali d’ordinaria.. amministrazione (o follia?). Ma tutti praticano il gioco d’ingigantire una vita comune con parole, così persino le amicizie non vengono più vissute in modo silenzioso, ma le amiche diventano “l’amore”, “la best”, “le migliori”, una serata tra ragazzi in compagnia è sempre “un delirio”, manco si fosse sbancato il Bellagio, anche quando sono state due noiose chiacchiere al bar sotto casa.

Anzi, l’ingigantimento verbale può essere a mio avviso ormai preso a misura dell’ipocrisia: più grande è il bisogno di ostentare amore, passione travolgente, amicizia incredibile, più è probabile che questi sentimenti siano falsi e che la persona sia più preoccupata di dare l’immagine di una vita ideale che del viverla appieno.

In fondo, laddove le parole pesano davvero non le si vuole sprecare, come tutto ciò che ha un valore, e non serve che facciano rumore o attirino attenzione, ma sanno strappare un brivido o un sorriso autentico con la semplicità di un… “ I miss you”.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.