Ogni anno circa 50.000 italiani emigrano all’estero. La crisi, l’economia globalizzata, la facilità di spostamenti hanno indubbiamente incentivato ogni genere di esodo.
Un tempo c’era il sogno americano, ora il sogno ha assunto contorni più esotici, si va dal sudamerica all’Asia, fino al continente oceanico. E’ possibile fare fortuna all’estero, contando magari sull’onda dello sviluppo di paesi in forte ascesa?
Innanzitutto occorre distinguere tra vari tipi di emigrazione. C’è chi opera il “downshifting”, molto di moda in questi anni, ossia un ridimensionamento dello stile di vita, che coincide con l’emigrazione in paesi in cui vivere più a contatto con la natura e con minori necessità di spesa. C’è chi invece vuole godersi un buon ritiro o aprire un baretto sulla spiaggia e cerca paesi dal costo della vita minore. Infine c’è chi si trasferisce con un progetto di carriera e in questo caso a contare maggiormente sono i salari locali e le opportunità professionali.
Ogni paese presenta dunque opportunità diverse e non tutte le economie emergenti sono in linea con i tre tipi di progetti. Proviamo ad esaminarne alcune.
Brasile: non mancano le spiaggie, il sole, l’allegria e…nemmeno le belle ragazze. E’ un’economia che ha superato quella italiana e si appresta ad ospitare un mondiale e un’olimpiade. Sembra una destinazione ideale. Gli affitti sono più bassi di oltre il 24%, i consumi del 18%, i ristoranti costano circa la metà e i supermercati il 31% in meno. Tuttavia, il potere d’acquisto medio di un salario brasiliano è ancora il 56% in meno che in Italia. Certo, date le grandi disomogeneità interne, un lavoro mediamente qualificato potrebbe offrire lo stesso un grande potere di spesa.
Australia: anche qui non mancano le spiagge, e nemmeno le onde per chi ama il surf. Le procedure d’immigrazione non sono particolarmente stringenti, in particolare per giovani professionisti e laureati. Molti italiani vivono già in Australia, che per certi versi è l’opposto del Brasile: i consumi costano il 15% in più che in Italia, la spesa il 45% e gli affitti addirittura il 60%! Tuttavia, vivendo nella Land Down Under con uno stipendio locale, avrete un potere d’acquisto superiore a quello italiano del 58%. E le vostre ferie all’estero saranno sempre… low cost.
Costa Rica, El Salvador, Guatemala & Co: se ne sente parlare sempre più. Luoghi da downshifting, infatti costa tutto tra il 20 e il 50% in meno. Il potere d’acquisto dei locali è altrettanto ridotto di almeno un 20-30%. Con due risparmi da parte però, non mancano spiagge valide per godersi la pensione…
Messico: se le cose vanno avanti così, la barriera sul confinecon gli Usa, saranno i messicani a volerla mantenere. In un futuro non troppo lontano l’immigrazione potrebbe avvenire al contrario. Parlando delle differenze con l’Italia, i consumi in Messico sono inferiori del 45%, gli affitti del 56% e per chi ama la loro famosa cucina piccante, i ristoranti costano il 60% in meno. Il potere d’acquisto medio è inferiore del 20%, ma l’occupazione è in crescita…
Cina e India: preparatevi ad essere sorpresi. I costi in Cina sono mediamente del 50% in meno che in Italia. Ma sfortunatamente lo è anche il potere d’acquisto. Le statistiche restano abbastanza invariate anche paragonando le grandi città tipo Milano-Shangai o Milano-Pechino. Ma l’India è il vero affare. Affitti meno cari del 75%, prodotti di consumo del 70% e ristoranti dell’81%. Il potere d’acquisto di un indiano? Solo il 9,8% in meno di un italiano ad oggi. Con un lavoro minimamente qualificato o con due risparmi, il gioco è fatto. Non è un caso che negli Usa abbiano già montato i motori di ricerca lavoro per il mercato indiano.
Germania: sì avete capito bene. E’ fin troppo facile suggerire luoghi esotici. E poi c’è qualcuno che potrebbe avere nostalgia della nostra amata-odiata madrepatria. Quindi a distanza d’auto, se sapete il tedesco, non sottovalutate la Germania. Un 10% in meno sui costi di un po’ tutto quanto, ma grazie agli stipendi tedeschi, un potere d’acquisto superiore di un bel 67%.
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