Vogliamo una nuova Italia

Ho sempre difeso, sulle colonne di questo blog l’opera finora compiuta dal nostro Premier Mario Monti, nel cercare di raddrizzare un’Italia in profonda crisi. Contestando i suoi detrattori che, un po’ superficialmente, sostengono chi l’incompletezza, chi la gravità delle misure intraprese. Credo che nella testa del professore ci sia ben salda l’idea che l’opera non termini certo con l’approvazione parlamentare della cosiddetta “fase due”, ma che ne occorra una terza e probabilmente una quarta,in quanto il problema vero non sia solo una questione di numeri in ordine da presentare ai partner europei ed ai mercati finanziari, maun’inversione di mentalità di un popolo, il nostro, in cui una grossa fetta di cittadini ha l’idea che si possa vivere di rendita e non di produttività. Questa filosofia nefasta ed egoistica la si trova a tutti i livelli. Mi vengono alla mente casi come Olivetti-Telecom, in cui altisonanti nomi della finanza, in due riprese, hanno distrutto valore ingrassando le holding di controllo di loro proprietà, come succede col parassita che succhia sangue all’ospite. Ma anche tantissime aziende comunali, regionali, o parastatali da nord a sud, in cui operai super tutelati da sindacati, che ormai sono diventati una lobby che protegge interessi e non diritti, guardano lavorare altri operai meno fortunati e meno remunerati di loro.

Sempre nelle aziende sopracitate vi sono dirigenti super-pagati, che svolgono mansioni create solo per dargli uno stipendio. Troppe volte sono rimasto deluso dalle promesse dei nostri legislatori per non guardare con un filo di preoccupazione l’arretrare continuo del ministro Fornero sotto le minacce di rappresaglia dei sindacati, impegnati a difendere l’intoccabilità di diritti, che sono diventati privilegi. Perché non si accetta di ridurre i tempi biblici che caratterizzano spesso le controversie legali tra azienda e dipendente quando quest’ultimo è accusato di faciloneria o truffa? Perché tutte le soluzioni alla crisi delle aziende passano solo dagli ammortizzatori sociali, che ci costeranno quest’anno dieci miliardi? Mentre registriamo la totale assenza di misure che favoriscano la crescita di due settori di assoluta importanza: turismo e agroalimentare.

Importanti risorse dovrebbero essere trasferite per promuovere il nostro turismo, nonché ristrutturare e rendere fruibile l’ingente patrimonio artistico e storico.Questa valorizzazione comporterebbe la ristrutturazione del trasporto locale, la creazione di alberghi e ristoranti, a Pompei non ne esiste nemmeno uno, mentre Petra, in Giordania, ne è piena, ciò produrrebbe nuova occupazione e ricchezza. Siamo seduti su una montagna d’oro e invece di sfruttarla, difendiamo posti di lavoro inutili. In breve, caro Professore, vogliamo una nuova Italia

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