Di lavori per i giovani ce ne sono pochini.
Se poi hai un diploma traballante, sei buono solo per pulire le latrine Sono giovane, il diploma traballava perché con la scuola italiana tra studiare e saltare non cambiava molto, mi annoiavo e un sei non te lo nega nessuno.
Università nisba, troppo cara, fuori sede, tasse alte. E allora? Allora mi sono guardato attorno e le uniche prospettive legali che ho trovato me le ha offerte internet. No, non sono un genio dell’e-commerce e non ho inventato chissà cosa. Mi sono applicato, è vero, ho studiato un po’ di statistica e ho imparato guardando.
Cosa faccio? Gioco, on line, a quello che capita e che mi pare più conveniente. Non ho il vizio, per me giocare è un lavoro, il mio obiettivo è portare a casa 2000 euro al mese, applicandomi non meno di 20 giorni. Tutti i giorni faccio le mie brave sei ore, giocando o guardando giocare. I grandi nomi del poker on line non mi attirano, se vincessero tutti quei milioni che vengono sbandierati, a quest’ora sarebbero in un atollo del Pacifico a contemplare le bellezze varie della natura.
Quelli sono gli specchietti per i gonzi. Io devo speculare e sopravvivo. 27 anni, campo, cerco di fare qualche corso (inglese, informatica, ecc..) ma non è che abbia tanto tempo. Spero comunque che mi venga qualche altra idea.
È una vita di merda e per me l’adrenalina è tossica.
A ripensarci forse avrei potuto studiare, ma poi? Perché non mi hanno avvertito, o meglio, perché nessuno ha insistito per farmi capire dove accidenti stavamo andando? I miei compagni sono un po’ mantenuti dalla famiglia, un po’ attaccati alla raccomandazione vincente, qualcuno bravo c’era, laureato brillantemente, ma di filosofi e letterati non ne servono, vanno bene quelli che hanno fatto ingegneria o medicina.
Si sbattono, ma almeno hanno trovato un posto. Ora sto studiando per vedere se con la finanza si può tirare su qualcosa. E’ una strada lunga e poi ci vogliono capitali, io sono partito e mi muovo con 7000 euro, che per la finanza mi paiono pochini.
Ve l’ho raccontato, perché è così che vivo oggi, il mio nome ve lo scordate, non posso raccontare a mamma e papà come sbarco il lunario, loro pensano che stia facendo un lavoro per una ditta di statistica.
Ma poi, in fondo glielo potrei anche dire cosa faccio, ma gli voglio bene e non voglio rinfacciargli lo sporco mondo che mi hanno lasciato.
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