Velleitarismi di sinistra

fe4c2a92f079ab5c204168bc7519fe6e_bigIl Pd ed anche il suo popolo non hanno mai del tutto dismesso la cultura di opposizione, che necessita di paure, nemici e arie di complotto. Ora mentre Berlusconi esce di scena e con esso il berlusconismo, nel Pdl si apre un dibattito o lotta di potere, si tratta delle due facce della stessa medaglia, che vede tornare in campo l’ipotesi di un partito moderato moderno ed europeista.

La reazione del Pd, anziché essere quella di un partito che avvia la competizione al centro, dove si vincono le elezioni, precipita nell’ansia della rinascita della DC, mentre i suoi cavalli di razza Letta e Renzi sono ex democristiani. Ora la Dc non rinascerà, anche se gli ultimi anni l’hanno fatta rimpiangere, il che è tutto dire, ma nel Pd è scattato il riflesso del complotto e si invoca una politica di sinistra. Ritorno dell’Imu, pur se parziale, distribuzione della ricchezza, quale? Smantellamento parziale della riforma delle pensioni, smantellamento della Bossi-Fini.

Tutte idee rispettabili, ma velleitarie, la politica del rigore e dei tagli deve per necessità diventare più incisiva e selettiva, ce lo impongono il pareggio di bilancio in Costituzione, una follia votata anche dal Pd ed i patti stabiliti in Europa. Insomma, il ritorno al Rosso Antico, alla Vecchia Romagna, non solo è impossibile, ma rischia di riportare alla vittoria il centrodestra, non nella versione democristiana, ma in quella ultraberlusconiana.

Del resto Blair e Schroeder riportarono al governo la sinistra, proprio sposando politiche liberali ed emarginando la sinistra para-sindacale. Viceversa, le vittorie di sinistra di Zapatero e Papandreu si sono rivelate effimere e si sono concluse con dure politiche di taglio allo Stato sociale e l’Italia è nella condizione delle democrazie del sud, non del nord dell’Europa.