Che la vittoria alle europee di Renzi sia stata una valanga non si può negare, il fiorentino è stato bravo e fortunato. Bravo a trasmettere ad un paese stanco, l’idea che le cose possono cambiare, a rendere le sue promesse credibili, a dare speranza alla sfiducia, a fare del PD l’unico partito tradizionale votabile. Fortunato a trovarsi una destra invotabile, a causa del mancato ricambio berlusconiano o del radicalismo leghista. Fortunato nel ripetere l’operazione della DC del 76 , che fermò il sorpasso comunista, oggi svuotando gli alleati di governo: Ncd, Udc, Scelta Civica.
Fortunato perché i grillini non hanno saputo passare in fretta dalla protesta alla proposta, anzi hanno mobilitato l’elettorato del Pd e in presenza del calo dei votanti, il risultato è stato clamoroso. Ora il premier non ha più alibi: o cambia il Paese e allora governerà a lungo come la Merkel, oppure i consensi, come sono arrivati, se ne andranno. La crisi degli altri partiti gli darà tempo, la fatica della gente no. Ora ha di fronte sfide grandiose: riformare la burocrazia, la giustizia, abbassare il costo del lavoro, tagliare corruzione e privilegi. Agenda imponente, si dirà, ma assieme al successo anche i nodi sono venuti al pettine. Non basterà governare coraggiosamente e bene, bisognerà elaborare un nuovo piano industriale che favorisca l’emergere di un’ economia più verde e tecnologica, la vecchia economia manifatturiera resta indispensabile, ma non ha grandi margini di espansione.
Infine, come accaduto nelle primarie, gli elettori hanno disegnato una nuova sinistra, che non piace a tutto l’apparato del Pd, ma forse questo è un problema minore. Possiamo non condividere il risultato, ma bisogna accettare il fatto che come molte altre volte, gli elettori hanno fatto scelte chiare. In passato il loro responso non ha prodotto risultati, speriamo che questa volta non sia così. La notte del resto resta ancora buia e le ferite di alleati e avversari non renderanno il cammino di Renzi più agevole.
Devi accedere per postare un commento.