Dopo l’equivoco compromesso al ribasso raggiunto nel PD sul progetto di riforma costituzionale del Senato, dobbiano riconoscere che il politilogo bolognese Gianfranco Pasquino, pure lui di “antica “sinistra, ma serio docente della materia, ha centrato un giudizio sferzante, ma purtroppo vero del premier-segretario, alla Direzione del “suo “ partito: “Renzi parla come un capetto…vuole un Senato di nominati !“
Ancora una volta,dopo tanto clamore, la minoranza PD ha “ceduto con fermezza” alla tesi di un Senato fatto di Consiglieri Regionali, i nuovi dopolavoristi, un po’ vicino a casa un po’ a Roma, pur di lasciare il PD al governo del Paese. Come scrive ieri su “ La stampa “ nella sua rubrica Jena “ A questo punto per definire la minoranza del PD bisogna ricorrere alla Bibbia : Polvere sei e in polvere ritornerai “.
Comunque vada,il Senato ha dato di se’,con il mercato delle vacche inaugurato dal Presidente del Consiglio,uno spettacolo indecente, siamo più o meno alla riforma voluta da Berlusconi, ma bocciata poi degli elettori nel refrendum consultivo…Il che e’ tutto dire!
Gli amici del PD, quelli più ingenui e quelli della categoria dei “furbetti del quartierino” ancora in pista ( non pochi ex-ds ed ex- sinistra dc), mostrano di essere contenti perchè dicono che a Roma hanno finalmente trovato “la quadra” (forse si riferisce a qualche loro testa ?!) . Siamo di fronte, pare ,ad un emendamento di compromesso, che ancora non lo conosciamo con precisione nei dettagli, alla stregua degli stessi parlamentari trattati come birilli, ma che permette a tutti di salvare la faccia. Ai senatori della minoranza PD, che si sono “compromessi” a chiedere l’elettività e non l’hanno ottenuta, al presidente Grasso, strattonato un modo sgradevole prima dalla Finocchiaro e poi dal segretario del PD, che gli hanno dettato cosa fare, e adesso gli offrono il compromesso di poter dire che essendoci l’accordo politico da lui richiesto si può accogliere tranquillamente sull’articolo 2 solo l’emendamento di maggioranza.Ma stiamo attenti a vecchi adagi della tradizione popolare : primo, il diavolo si annida nei dettagli, secondo, la gatta frettolosa fa i gattini ciechi. Non deve meravigliare, stante l’insipienza legislativa di questo parlamento, che parti della Costituzione siano piegate a esigenze estranee alla bontà delle leggi da produrre. Infatti la formula arzigogolata trovata nel compromesso Bersani, Chiti e compagnia cantando con gli ambasciatori del del Capo, che recita“la durata del mandato dei senatori coincide con quella degli organi delle istituzioni territoriali dai quali sono stati eletti in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei medesimi organi, secondo le modalità stabilite dalla legge.”, così come è scritta si può applicare “solo “ a consiglieri regionali, e “non “ai sindaci (non dovevano esserci anche loro?). Infatti, come potrebbe l’elettore di un sindaco indicarlo anche come possibile senatore, se i sindaci sono tutti eletti da basi elettorali diverse e talvolta in tempi diversi ( i famosi e fumosi listini inventati dal ex-missino Tatarella ). E come potrebbe farlo in concomitanza con l’elezione del consiglio regionale, dove i sindaci non sono candidati ne candidabili? Soluzione palesata dalla ministra :si rinvia lo scioglimento del nodo, aggrovigliato anzichè no, alle singole leggi regionali. E qui un’ altra questione: nel nuovo Senato siederanno a medesimo titolo 100 persone scelte sulla base di (almeno) 20 leggi elettorali diverse. Anche ad un avvertito cittadino questo sembra un mostro giuridico, ma non dubito che illustri costituzionalisti sapranno giustificare, nei prossimi giorni, anche questa bruttura, in nome della “ragion di stato”. Gli stessi illustri costituzionalisti continuano ad affernare che non c’è alcun rischio di svolta autoritaria o antidemocratica. Hanno pienamente ragione. Non esiste alcun rischio in tal senso:perchè la svolta autoritaria c’è già stata e consiste nel metodo che si sta usando per riformare la Costituzione. Così scriveva qualche mese fa Maurizio Viroli, allievo di Bobbio. Svolta autoritaria – diceva il giurista di Torino – secondo uno dei significati propri del termine: un uomo animato da volontà di dominio scatena contro le istituzioni repubblicane una pletora di servi che dipendono da lui per avere il privilegio di rimanere in Parlamento o di essere rieletti. Addirittura Renzi si permette diminacciare i recalcitranti che se non passa la sua riforma della Costituzione “si va alle elezioni”, come se avesse il potere di sciogliere le camere! Dimentica, o fa finta di dimenticare, il dinamico riformatore, che sciogliere le Camere è prerogativa del capo dello Stato. Ma per Renzi questa distinzione, che è fondamento dell’ordinamento repubblicano, è troppo sottile: si sente già capo del governo, capo dello Stato e padrone del Parlamento.
I giuristi del XIV secolo parlavano di tirannide tacita o velata: niente armi, niente proscrizioni, niente esili. Bastano dei servi tenuti al guinzaglio con la vecchia minaccia di togliere loro i privilegi e con loro dare a un uomo un potere senza limiti. Possibile che i cittadini italiani, tranne piccole minoranze, non si rendano conto dell’inganno messo in atto contro la loro dignità? Pare, purtroppo, che sia così.
Devi accedere per postare un commento.