Il tempo è brutto e mi attacco alla TV.
Annoiato, sono cascato su un documentario che raccontava l’Impero Ottomano.
Ho cominciato a guardare dall’assedio di Vienna. E mi hanno colpito le tante analogie politiche con i nostri giorni. Ve ne elenco qualcuna: Da noi, ai Turchi raramente eraconcesso di soggiornare per fare commerci, nell’impero turco al contrario i commercianti europei erano accettati e talvolta sovvenzionati. Nell’impero turco c’erano luoghi di culto non musulmano, nel mondo occidentale erano tollerate, e malamente, solo le sinagoghe.
Durante l’assedio di Vienna, tutti gli stati europei erano coscienti della gravità di un’eventuale vittoria turca, ma solo all’ultimo momento la Polonia ha dato una mano (decisiva), gli altri stati nemmeno un soldato o peggio, sostegno aperto agli Ottomani (Francia).
A chiacchiere siamo tolleranti, ma poi noi a casa nostra non vogliamo nessuno, o meglio tolleriamo solo quelli che possono servirci, urlando poi se quando andiamo da loro non ci accolgono in pompa magna. Questo vale per l’economia e per la libertà delle idee e diciamo che gli altri sono integralisti e che il male sta nel manico (religione) quando fino a ieri abbiamo bruciato e sgozzato chi non la pensava come noi.
Passiamo ora alla parte politica.
Tutte le volte che l’Europa, in toto o in parte, si trova in pericolo, la prima cosa che viene in mente ai singoli governi è : magari se uno cade, c’è un guadagno per noi. È successo tantissime volte, la storia italiana, dall’Impero Romano in poi ne è un esempio perfetto. Dal ‘200 al ‘500 la ricchezza era italiana: Firenze, Genova, Venezia, Milano; la tecnologia era italiana: produzione di tessuti, di carta; la finanza era italiana: da noi si inventarono le banche e il sistema creditizio. Ma eravamo politicamente deboli, divisi in mille fazioni, correnti. In una parola aggredibili.
Risultato: non siamo diventati una nazione, o meglio lo siamo diventati tardi e male.
Se guardiamo l’Europa vediamo in grande la stessa cosa. Rinchiusa in odi, guerre e disprezzo per tutte le nuove realtà che andavano nascendo. Anzi, combattendole ostinatamente, sino al secondo dopoguerra mondiale, in cui non si è più potuta negare l’esistenza di importanti realtà politiche ed economiche. Ma anche allora sempre con una presupponenza, un senso di superiorità, come se fossero dei poveri deficienti che servivano solo a fare lo sgambetto ai nemici, o poco amici, europei.
Risultato: ora siamo con il sedere per terra e i “deficienti” dominano l’economia e le materie prime. Ma non basta per farci ragionare, per indurci a un realistico senso coesivo, no, tutti pensano che, magari con qualche alleanza, ce la possono fare da soli, e vediamo che l’Inghilterra fa da valletta agli USA (che erano una loro colonia), la Germania sta corteggiando la Cina, la Francia cerca di farsi paladina della democrazia delle sue ex colonie, la Spagna spera nella riconoscenza delle “colonie” sudamericane, il Portogallo idem.
E gli altri ? Beh gli altri sono “a disposizione” e nel frattempo sperano negli “avanzi” altrui. ma a nessuno viene in mente di fare una vera unione, di normalizzare una situazione economica e sociale troppo varia. No, a quello non ci pensa nessuno.
O meglio, ci penseranno gli altri, che la storia l’hanno studiata: divide et impera.
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