Scrivere delle guerre comporta sempre un certo grado di sofferenza, non esistono infatti guerre giuste, solo guerre che ci coinvolgono di più o di meno e non sempre ciò dipende dalla lontananza dagli eventi bellici o dalla violenza del conflitto. L’invasione russa dell’Ucraina è vicina e feroce, ma contiene un elemento ulteriore che secondo me sta alla base del conflitto, l’insopportabilità per Putin e per l’oligarchia al potere, di avere una democrazia, ancorché imperfetta, ai propri confini. Ciò che ha spinto i Paesi satelliti dell’impero sovietico verso l’Europa è stato il desiderio di benessere, con il contorno di libertà che esso comporta, in seguito la paura di essere risucchiati in un passato di povertà e dittatura li ha spinti verso la Nato. L’alleanza occidentale ha certamente favorito questo processo, ma per via politica e pacifica, non certo muovendo i carri armati. Quando a muoversi verso l’Europa e la Nato sono stati i Paesi che erano parte integrante della Grande Russia, Putin ha sempre usato l’esercito, in Georgia, Moldavia e Ucraina, senza dimenticare il massacro ceceno, il recente colpo di stato in Kazakistan e il soffocamento delle proteste in Bielorussia. Questi sono i fatti e dispiace vedere che molti, dietro l’invocazione alla pace, nascondano semplicemente la voglia di essere lasciati in pace. A destra quelli che urlano il loro diritto di essere patrioti, vogliono negarlo agli ucraini: Vittorio Feltri, neo consigliere comunale di Fratelli d’Italia, si mostra perfino irritato della resistenza ucraina, che certo porta a numerose vittime, ma a farle sono i bombardamenti russi, preoccupato soprattutto che venga sconvolto il nostro tranquillo benessere. Viene voglia di ricordare le parole di Churchill rivolte all’arrendevolezza delle democrazie verso Hitler: “potevano scegliere fra il disonore e la guerra, hanno scelto il disonore e avranno la guerra”. A sinistra la manifestazione per la pace, promossa tra gli altri dalla Cgil, ha equiparato la Russia e la Nato, in un atteggiamento ipocrita che porta sempre al fine di essere lasciati in pace. A differenza del passato le democrazie non sono pronte a morire per nessuno, ma protestare e mettere sanzioni era il minimo sindacale se si vuole arrivare ad un accordo duraturo e non ad una resa sostanziale. L’Anpi, o almeno quello che ne resta, dovrebbe sapere bene che se i partigiani non fossero stati armati e assistiti dagli alleati, la loro resistenza sarebbe certamente stata meno efficace. Lasciamo agli ucraini almeno il diritto di decidere se e come difendersi, anche se questo comporterà purtroppo un alto numero di vite anche fra i civili, pure la guerra partigiana portò numerose e feroci rappresaglie, che impressero il marchio dell’infamia in chi le compì. Dispiace vedere che un uomo di fede come il Patriarca Kirill partecipi a questa parata militare e che dica in sostanza che quando gli areoplani bombardano, è sempre colpa di chi muore. Forse le democrazie occidentali saranno corrose dal consumismo, dall’eccesso di diritti, compreso quello di tenere le parate del Gay Pride, ma hanno i diritti che si sono liberamenti dati, con buona pace del Patriarca moscovita. Non sarò certo io a negare che la super potenza statunitense ha combattuto numerose guerre inutili e spesso dannose, ma questo non mi dà un alibi per tacere ora, ammesso e non concesso che avessi taciuto allora. Dicono molti che la Russia si sente minacciata, anche se non comprendo chi la minacci, di certo la sua sicurezza non aumenterà muovendo guerra ai suoi vicini e minacciando l’Europa, semmai all’opposto è una pace che porti al benessere e alla libertà anche quella grande nazione, il miglior viatico per la sua sicurezza. E’ evidente che ognuno pagherà un prezzo, per gli ucraini la vita, la distruzione e probabilmente la sconfitta, per i russi l’aumento della povertà, l’isolamento e una sempre minore libertà, per noi una perdita di benessere, che colpirà soprattutto le fasce più deboli, ma non è tacendo o mostrandoci arrendevoli che aiuteremo la diplomazia a porre fine al conflitto e a costruire un nuovo assetto che ci porti ad una pace duratura e restituisca all’Ucraina, ancorché amputata, il diritto di scegliere il suo destino.
Devi accedere per postare un commento.