Ucraina il pacifismo inutile

Mentre in Ucraina la guerra prosegue e l’aggressione russa continua a distruggere villaggi e città a uccidere e saccheggiare, da noi in Italia va in scena il solito teatrino della politica, non diremo stucchevole, ma inutile. Parliamo di chi invoca ogni giorno la pace, senza minimamente dire cosa farebbe per raggiungerla. Andiamo con ordine, per quanto possibile. Il Parlamento italiano, quasi all’unanimità vota per l’invio di armi all’Ucraina fino alla fine dell’anno, scelta giusta? Sbagliata? Ognuno la pensi come vuole. Dopo neppure tre mesi ad invio del materiale ancora in corso, Conte pseudo leader dei 5 Stelle si sveglia e dice no all’invio di armi offensive, distinzione non presente nel decreto votato pure da loro, anzi dice di no alle armi in generale, vuole la pace. Salvini lo segue a ruota, ma in maniera più ambigua, usa frasi lapalissiane, tipo le armi allontanano la pace e si spinge fino ad adombrare il no all’ingresso nella Nato di Finlandia e Svezia. Insomma siamo al putinismo di complemento. Ora se i cittadini sono liberi di pensare e dire quello che vogliono, un ex Presidente ed un ex vice del Consiglio dovrebbero riflettere prima di parlare, perché lo sanno benissimo che l’Italia senza l’Europa fallisce, che se la rottura con la Russia ci fa soffrire economicamente, quella con gli Usa ci porterebbe al default. Attaccano Draghi, che è l’unico ad aver capito che la negoziazione si farà quando a chiederla saranno anche gli ucraini e gli Usa, che con gli inglesi sono quelli che tengono in piedi quel Paese. L’unico che ha capito che la richiesta di negoziato della sola Europa non interessa neppure ai russi, che hanno ben chiaro quanto conti poco sul piano militare e quanto sia ricattabile su quello economico. Questo inseguire i sondaggi e gli pseudo opinionisti non solo è folle per chi pensa di governare l’Italia, ipotesi per i due improbabile, ma non porta neppure voti vista la continua flessione nei sondaggi di quei partiti. Il negoziato si raggiunge se non si rompe il filo che lega Europa e Usa anche alle altre democrazie americane ed asiatiche e il viaggio di Draghi ha portato chiarezza al confronto e pure piccoli risultati. Il ruolo dell’Italia è quello di tenere unito il fronte esponendo pure le nostre ragioni, ma dentro il contesto di questa alleanza, fuori non conteremmo nulla, ma dentro una alleanza bisogna saperci stare con serietà onorando gli impegni presi, peraltro modesti ed evitando di mettere in dubbio l’adesione di Svezia e Finlandia, per diverse ragioni. In primo luogo si tratta di democrazie che a torto o ragione si sentono minacciate, la Finlandia è già stata invasa dalla Russia ed ha perso pure un pezzo di territorio o il diritto a sentirsi minacciato lo ha solo Putin? IN secondo luogo sono in Europa, la Finlandia pure nell’euro, in terzo luogo sono da tempo militarmente integrate nella Nato ed infine dobbiamo difendere il diritto di popoli e governi a scegliersi le alleanze, anche se questo dispiace a Putin che vorrebbe scegliere per tutti. Stupisce tanto dilettantismo politico, proprio mentre siamo di fronte alla definizione di nuovi assetti mondiali, alla riduzione della globalizzazione ed alla diminuzione della nostra dipendenza dalla Russia. Su che Paese dovremo costruire dovrebbe essere al centro del confronto, oltre a mostrare unità e serietà, per contare qualcosa ai tavoli delle alleanze e pure a quello dei confronti.  Questa pace è una conquista difficile, perché i russi capiscono solo la forza e scoprono per la prima volta le loro debolezze e questo li rende più aggressivi e pure preoccupati. Questo spiega anche l’aggressività del loro linguaggio e delle loro minacce. Questa pace si otterrà col tempo, con un corretto uso della forza e con l’unità delle democrazie, non certo con chiacchiere confuse e calar di braghe.

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