Ucraina. Dubitare di tutto, comprese le stragi che abbiamo sotto gli occhi significa essere complici

Diciamolo chiaro: molti di coloro che non hanno il coraggio di dare ragione a Putin, usano l’espediente di sostenere che bisogna sempre dubitare di tutto, persino dinanzi alle atrocità che ogni giorno vengono documentate e non ci riferiamo solo ai morti di Bucha, ma al semplice andamento della guerra, con bombardamenti indiscriminati sulle città, alla distruzione sistematica dei quartieri civili, alla negazione dei corridoi umanitari da Mariupol, ai saccheggi, con spedizione della refurtiva a casa, pure questi documentati. E’ evidente che questo modo di condurre la guerra prevede un alto numero di vittime fra i civili e si tratta di un modus operandi già visto in Cecenia e in Siria. Cosa si vuole mettere in dubbio? Che la Russia abbia invaso l’Ucraina? Che stia sistematicamente distruggendo le città? In realtà nei nostri talk imperversano tuttologi che sono passati dal no vax, al no green pass, al sostegno neppure tanto velato a Putin. E’ la democrazia, in Russia chi parla di guerra rischia fino a quindici anni, da noi al massimo il ridicolo. Dietro la parola pace nascondono solo la voglia di essere lasciati in pace, come se questo bastasse a fermare le aggressioni russe che abbiamo visto in epoca sovietica e pure in quella post sovietica, Moldavia, Georgia, Bielorussia e Crimea: siamo stati fermi e i carri armati non si sono fermati. Pure l’invasione del Donbass è avvenuta dopo la caduta, sotto le proteste popolari del governo filo russo. Per esattezza i separatisti e le forze russe avevano occupato tutto il Donbass e pure Mariupol, la controffensiva ucraina ha portato alla riconquista di quest’ultima e di gran parte della regione. Sono morte migliaia di persone ma non solo da una parte e i governi ucraini sono stati comunque eletti dagli ucraini. Vogliamo mettere in dubbio il diritto di ogni popolo a scegliersi il governo e le alleanze che vuole, quando può? Certo nessuno può negare che da parte ucraina vi sia pure un alto tasso di propaganda, ma mettere in dubbio i fatti certi e incontestabili non significa essere cartesiani, ma complici.

Dire che dobbiamo mettere in dubbio tutto, anche l’evidenza delle stragi di Bucha, perché la prima vittima della guerra è la verità, nonostante la presenza di decine di inviati, testimoni, immagini, prove, vuol dire proclamare un’assurda equidistanza tra la verità e la menzogna, tra giornalisti indipendenti che hanno visto con i propri occhi e propagandisti che diffondono bufale come quella del cadavere che si muove. Diverso è il confronto se fosse stato meglio continuare a far finta di nulla come in passato, abbandonando gli ucraini alla loro rapida sconfitta e sottomissione, oppure seguire la strada delle sanzioni e dell’invio delle armi. Senza infingimenti e contorsioni, ognuno deve fare la sua scelta e dire la sua, senza dimenticare che se non sei d’accordo sulle scelte dei governi occidentali, nessuno ti arresta, ma anche considerando che in un mondo in cui le autarchie sono di gran lunga prevalenti, le democrazie se sono troppo o sempre arrendevoli, finiranno col condannarsi alla estinzione. Neppure il benessere di cui godiamo, a differenza ad esempio dei russi, è garantito dall’essere acquiescenti. Inoltre se un popolo vuole combattere, è più etico armarlo che lasciarlo diventare schiavo e se è vero che le sanzioni non portano a cambi di regime, saranno molto dolorose per la Russia, forse non subito, ma nel volgere di alcuni anni avranno effetti molto gravi. Certo li avranno anche per noi, ma un prezzo bisogna pagarlo se vogliamo difendere insieme benessere e libertà. Quasi sempre la pace è una conquista, non una concessione e seppure possiamo avere paura, non possiamo vivere nella paura. Un nuovo ordine multipolare va costruito, ma a quel tavolo l’Europa forte economicamente e debole politicamente e militarmente, si potrà sedere solo se avrà dimostrato di non aver avuto paura di scegliere.

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