Tremonti. Il nome “predestinato”

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L’ex fiscalista principe, ex socialista, ex ministro Tremonti ha scritto un nuovo libro. In soldoni parla del rapporto tra finanza speculativa e stati (come società o nazioni). Non è la prima volta che Giulio  va controcorrente (anche rispetto ai suoi ruoli istituzionali) la prima volta fu quando criticò il WTO o meglio i suoi tempi di applicazione. Anche allora predicava bene, ma razzolava male prestando la sua opera al signor B, schierato sul versante opposto,fece ministro degli esteri, Ruggero, che aveva contribuito alla formazione del WTO.Oggi “scopre” che la finanza speculativa si è mangiata gli stati, mal tollera gravami politici e che quindi sta minando l’ordine nazionale e sovranazionale. Scopre altresì che i due candidati socialisti che si contrappongono alla Merkel e a Sarkozy hanno presentato proposte per limitare questo “cancro” che vale 10 volte il PIL mondiale, un po’ come se ci fosse un mondo reale e nove mondi paralleli che presentano sempre il conto a quello reale.

Ricorda, bontà sua, che sino agli anni novanta non c’era finanza creativa, perché F.D.Rooswelt, il presidente del New Deal, quello che ci portò fuori – con tanta fatica- dalla crisi del ’29 aveva fatto delle leggi che limitavano certe operazioni/ speculazioni e ricorda pure che queste leggi furono abolite negli anni ’90. Ricorda come contro il possibile cancro finanziario in quegli anni scrisse un libro sul tema insieme a Visco,  l’ex ministro prodiano.

Ho fatto l’elenco delle cose scritte perché ammiro l’uomo di scienza e di dottrina. Ma mi domando come ha utilizzato tutta questa scienza e questa dottrina? Per diventare emerito Professore e diffondere il Verbo? No, per diventare il principe dei fiscalisti, quei signori che nelle pieghe di leggi “distratte” trovano il modo di evadere legalmente le tasse. In politica : da socialista si convertì in democristiano, venne eletto nello schieramento perdente di Segni,  trasmigrò da Berlusconi, che prontamente gli offerse, ohibò, un ministero.

Preso da furore coribantico non si è più fermato: ha amoreggiato con Bossi,  senza mai concedersi del tutto, litigato con Silvio sino al divorzio, sognando di sostituirlo.  Ora che è a casa, ha tempo per secernere miele ed ambrosia e scrive, la parte di lui che più mi piace, chiamando alle armi contro le banche, i nuovi Moloch. Questo fa effetto, chi è che non parla male delle banche, oggi? Che poi le banche servano e si debba distinguere tra banche di servizi e banche d’affari è ben spiegato nel libro, ma chi lo agiterà per arringare le folle dopo averlo letto e  tradurrà correttamente il concetto alla gente imbufalita? E lui in questa emergenza istituzional-politica, definizione sua, come si muoverà ? Sarà un attento spettatore? Sarà la guida teorica? Sarà alla testa delle masse? O finirà a mangiare ossi con un Bossi sempre più solo e “bollito”.

Sta tutto nel suo nome: se  di Monti ne abbiamo uno  e per molti ne avanza, lui è Tre-monti e il numero tre evoca molte cose, non a caso è considerato un numero magico e nella storia delle religioni si trova svariate volte, oppure è come tre volte Monti .  Chissà dove sarebbe mai arrivato se non si fosse perso nella continua ricerca di un equilibrio pubblico-privato.

Pare sognasse il Nobel. Peccato, di un Nobel per l’economia oggi l’Italietta avrebbe tanto bisogno, e anche dei soldi che lui, con il suo agire, ha sottratto alle casse dello Stato.

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