Terrorismo e realismo

guardianazionaleLa strage terroristica in terra di Francia è un segnale terribile, non solo per le vittime innocenti, non solo perché mostra la debolezza delle nostre democrazie, non solo perché spazza via l’illusione che la democrazia occidentale sia esportabile, magari con la guerra, un po’ come si esportava la civiltà con l’occupazione coloniale. Ora non bisogna pensare di reagire con rappresaglie utili ad addomesticare opinioni pubbliche attraversate dalla paura, ma inutili sul piano pratico. Soprattutto dopo aver visto che gli islamici non sono disposti a morire per la democrazia, ma non esitano a farlo per Allah. Occorre in questa guerra spietata, nuova e lunga, fare ricorso al realismo, che è mancato quando si sono abbattute dittature “laiche” feroci, ma che tutelavano noi e le minoranze di quei Paesi, vedi Iraq, Libia e Siria. A combattere Isis sul terreno, sono al momento, gli Hezbolla libanesi, nella lista nera del terrorismo, russi e iraniani, sottoposti a sanzioni da parte dell’Occidente ed i curdi, bombardati dalla Turchia, Paese appartenente come noi alla Nato. Realismo vuol dire risolvere il contenzioso con la Russia, che non riguarda solo l’Ucraina, ma pure la Georgia e la Moldavia. Vuol dire inoltre riconoscere che se il Kosovo può andarsene dalla Serbia, con l’aiuto dei nostri bombardieri, anche le regioni russofone possono andarsene dai Paesi sopraccitati, con l’aiuto dei carri armati di Putin. Del resto c’è qualcuno che ha voglia di morire per riconquistare la Crimea annessa all’Ucraina con un atto amministrativo del ’64? L’Europa ha bisogno di tenere la Russia nel campo occidentale, visto che rappresenta il più vasto confine con le repubbliche islamiche ex sovietiche, dall’Asia al Caucaso. Che senso ha portare i missili Nato vicino a S Pietroburgo, nel momento in cui gli Usa annunciano di volersi disimpegnare dall’Europa, per guardare all’Asia? Realismo vuol dire riconoscere che i curdi stanno legittimando col sangue il diritto ad avere uno Stato indipendente e che bisogna, garantiti i suoi confini, convincere la Turchia a non ostacolare tale evento. Vuol dire ancora convincere l’Arabia e gli Emirati che solo convivendo con l’Iran possono stabilizzare l’incendio che hanno creato, finanziando quello che ora è diventata Isis. Realismo vuol dire per L’Europa prendere atto che ciò che va bene per gli Usa, non necessariamente va bene per noi. Del resto Obama, dopo aver inneggiato dal Cairo alle Primavere Arabe, avendo visto l’andazzo, ha portato al potere in Egitto i militari. Realismo vuol dire un esercito europeo, visto che le spese militari in Europa scendono del 20%, mentre negli Usa restano stabili, in Russia e in Cina salgono quasi del 100%. Stabilizzare quell’area, ridisegnando anche i confini coloniali, è la premessa per una crescita economica globale ed è anche la miglior risposta al tema dell’immigrazione. Superare i piccoli interessi di tanti, è l’unica strada per favorire il meglio per tutti. Ricetta semplicistica? Può darsi, ma il buon senso è sempre piuttosto semplice.

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