Talk show politici: è ora di cambiare

 La televisione italiana è stracolma di format in cui gli attori protagonisti sono i politici, che compaiono quotidianamente su tutte le reti, intervistati da giornalisti più o meno ossequienti, e intervallati da comici più o meno divertenti, ma siamo proprio sicuri che i comici siano coloro che lo fanno per professione? Così che invece di stare seduti al loro posto per presenziare ai dibattiti parlamentari, o per legiferare, vedi l’assenza al dibattito sul biotestamento, questi divi, ormai assai screditati, dotati di trucco e parrucco, riempiono i talk, invitati continuamente perché non costano nulla e dovrebbero produrre audience, al fine di attirare pubblicità. A me ormai paiono come quegli attori di quarta serie che comparivano nelle riviste dalle parrucchiere diversi decenni fa, conosciuti da tutti, ma poco considerati, seppure quando incontrati per strada, il pubblico si girava e li riconosceva. Si potrebbe dire: contenti loro….Certamente gli onorevoli non se la passano male: popolarità, privilegi, stipendi abbondanti, sono tutti gli ingredienti che fanno contento l’uomo del ventunesimo secolo, ma le nuove generazioni, che pure sono attratte dal divismo, con la categoria dei politici non hanno alcun feeling .Allora proporrei di fare nuovi programmi, in cui i protagonisti sono quegli italiani, i quali, non avendo ottenuto un lavoro adeguato alle proprie capacità, sono emigrati all’estero, come ad esempio una ricercatrice del MIT di Boston, che dopo aver tentato di entrare nell’ateneo italiano nel quale piena di speranze aveva seriamente studiato, neppure il concorso da bidella era riuscita a vincere. Questo servirebbe a far vergognare almeno un po’ i vari politici, compreso il ministro Poletti e a dimostrare così che gli oltre centomila euro l’anno che lo Stato Italiano eroga loro per una poltrona in Parlamento, non sono guadagnati con grande merito, al confronto di chi si è dovuto fare il mazzo in terre lontane, privandosi degli affetti di casa e venendo cancellati nel ricordo dalla loro terra d’origine. Sentire la loro voce, le difficoltà, le sconfitte , i successi, i rimpianti, le nuove abitudini, i vantaggi delle nuove vite, sarebbe una lezione per coloro che sproloquiano di cambiamento, mentre sul nostro suolo, poco o nulla cambia in meglio. Ma lo Stato non ha interesse a divulgare queste esperienze, allora faccia un servizio altrettanto utile per i cittadini: spieghi in televisione, senza tanti dibattiti inutili, come funzionano le più importanti leggi, un po’ come faceva Alberto Manzi, agli albori della televisione italiana, che insegnava agli analfabeti a leggere e scrivere. Anche noi oggi siamo dei semi- analfabeti per ciò che riguarda le leggi e il loro funzionamento. Coraggio, Rai, datti una mossa, o almeno abbi il coraggio di far direttore Milena Gabanelli di Rai 24, la nuova testata web che sta nascendo: almeno lei saprà insegnarci qualcosa di buono.

 

 

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