Si è molto parlato, in quest’ultima fase, dei legami dell’attuale Presidente del Consiglio, Mario Monti, con i gruppi di interesse internazionale e con le banche d’affari statunitensi; per questa ragione credo sia utile compiere una ricognizione nel suo passato manageriale. Dal 2010, Mario Monti, è stato presidente europeo della Commissione Trilaterale, un gruppo d’interessefondato nel 1973 da David Rockefeller e membro del comitato direttivo del Gruppo Bilderberg, un gruppo di 130 uomini importanti che si riuniscono in segreto per discutere dei destini del mondo.
La Trilaterale, che ha sede a New York, conta come membri più di trecento privati cittadini provenienti dall’Europa, dal Giappone e dall’America Settentrionale (da qui il nome) ed ha l’obiettivo di promuovere una cooperazione più stretta tra queste tre aree geo-politiche.
Il Gruppo Bilderberg, che si riunisce annualmente, in modo non ufficiale e per inviti, ha un ufficio a Leida nei Paesi Bassi; i partecipanti sono, per la maggior parte, personalità influenti in campo economico, politico e bancario e trattano una grande varietà di temi globali, economici, militari e politici. I nomi dei partecipanti sono resi pubblici attraverso la stampa, ma la conferenza è chiusa al pubblico e ai media. Poiché le discussioni che si svolgono durante le riunioni del Gruppo Bilderberg non sono mai registrate o riportate all’esterno, questi incontri sono stati oggetto di critiche e di varie teorie del complotto. Monti è stato inoltre membro del Senior European Advisory Council di Moody’s ed uno dei presidenti del “Business and Economics Advisors Group” dell’Atlantic Council.
L’Atlantic Council, con sede a Washington, ha lo scopo di promuovere la leadership americana e gli accordi internazionali basati sul ruolo centrale della comunità atlantica. Anche per queste ragioni risultano poco attendibili, sia il declassamento dell’Italia da parte dell’agenzia di rating Moody’s, sia le critiche mosse dalla stessa agenzia alla manovra economica del Governo Monti.
Le amicizie di Monti non si limitano però alle multinazionali americane, compresa la Coca Cola Company, di cui è stato advisor, ma si estendono anche ai gruppi di interesse internazionale ed alle banche d’affari statunitensi; Monti, tra il 2005 e il 2011, è stato, infatti, international advisor per Goldman Sachs, Noti sono anche i legami di Monti con la principale multinazionale che ha sede in Italia, ossia la Fiat. Dopo essersi laureato in economia all’Università Bocconi, Monti partì per Yale, negli Stati Uniti; al suo ritorno in Italia, nel 1969, insegnò nelle Università di Trento e Torino ed è in quest’ultima città che iniziò, nel 1970, la sua ascesa, nel momento in cui entrò in contatto con gli uomini Fiat, Franzo Grande Stevens e Gianluigi Gabetti, custodi dell’impero di Giovanni Agnelli.
Dopo il suo rientro a Milano viene chiamato, nel 1988, a far parte del consiglio d’amministrazione della Fiat. Tra il 1999 ed il 2004, assunse l’incarico di commissario europeo alla Concorrenza; nei cinque anni precedenti era stato commissario al Mercato interno.
Tra il 1999 e il 2002 Monti si trovò a valutare ben otto richieste di aiuti pubblici provenienti dal Lingotto. Alla fine, cinque vennero accolte e tre bocciate. Quelle accolte furono a vantaggio di Pomigliano d’Arco (39,6 miliardi di lire concessi nel 1999), Termoli (54 miliardi di lire nel 1999), Mirafiori Carrozzeria (69 miliardi di lire concessi nel 2000), Melfi (78 miliardi di lire concessi nel 2001) e Iveco di Foggia (121,6 milioni di euro concessi nel 2002). In totale, l’ex consigliere d’amministrazione della Fiat, concesse qualcosa come 500 miliardi di lire dell’epoca alla sua ex azienda. Amicizie dunque, quella con la Fiat, con le multinazionali americane e con i gruppi di interesse internazionale, molto importanti per la carriera di Monti e che forse gli hanno facilitato il debutto in politica.
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