Di politica capisco il giusto, passo per tante città e non sono cittadino di nessuna, a Reggio Emilia ho tanti parenti e vengo spesso. In effetti sono qui da più di un mese e non ho ancora voglia di scappare. Perchè sono capitato in una soap e stare sul palcoscenico, anche come comparsa, eccita la mia vena gigiona. Reggio che ha avuto un reddito pro capite da star per circa trent’anni, oggi, economicamente parlando, ha le pezze al culo.
Reggio, città di cooperative, crolla sotto le leggi del mercato, che le medesime non hanno non solo mai digerito, ma neppure contrastato. Reggio, città di grandi imprenditori si è e si sta sfaldando alla seconda generazione. Reggio, da cui a migliaia partivano con il campionario nella valigia e dieci parole di inglese, ma con una grinta da paura, è sparita. Ora le valige sono tutte Louis Vuitton e l’inglese è forbito, ma la grinta è quella delle mammole. In questo vuoto cosmico, cadono le elezioni per il nuovo sindaco. Non elezioni qualsiasi, ma quelle che ci diranno chi verrà dopo Graziano Delrio, asceso alle glorie romane, senza lasciare né traccia, né vicari.
E questo vuoto pesa. Il PD rischia di (de)generare tre o quattro liste, con tanto di scomuniche e carte bollate. Il nuovo (M5S) più che avanzare, arretra : nomina un candidato e lo smentisce un millisecondo dopo. La destra non c’è, pardon c’è, ma non si deve dire. Lo dice la candidata di una lista civica che da sempre ha militato in AN e dintorni, ma ora stentorea, annuncia : ohibò, non confondetemi con schieramenti e partiti esistenti. Che poi abbia chiesto l’unzione di Arcore, è importante si sappia, ma che non si dica. E io non lo dirò.
Altre liste sono attese e in lizza, anche qui con marette o tempeste. E noi, i votanti ? Stiamo qui, a cogliere l’ultima chiacchiera, a strolgare le affermazioni e le smentite. Tutta una roba che non si era mai vista. Le coltellate sono sempre volate, ma alla finestra andava poi uno, o una, e quello era il volto del vate. Oggi è tutta un’incertezza, un vedo e non vedo, e sopratutto chissà se lo vedrò domani. Ci mancava anche questa ansia, non bastava l’incertezza economica, il degrado sempre più evidente. Dovevano rompere le scatole anche con questa politica da sottoscala, poche idee, molti proclami.
Speriamo che io me la cavo, si diceva pochi anni fa. Ma qui siamo nella terra dell’associativismo e in effetti associazioni con tanto di consigli e presidenti ce ne sono a iosa, almeno a vedere quelli che esternano sui giornali, da lì c’è poco da aspettarsi, visto come se la cavano gli associati. Alla prossima, sperando che le notizie siano più rassicuranti.
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