Sicurezza Tutte balle

Il sindaco di Reggio Emilia, Luca Vecchi, chiede l’espulsione per il presunto stupratore di via Petit Bon.  Anche se forse più che l’espulsione si dovrebbe chiedere una condanna, in tempi non biblici. Linea dura dopo la botta elettorale? Calma, siamo nella Città delle Persone, dove l’ insicurezza è una percezione, quindi prepariamoci al solito fiume di parole, a cui non crede neppure chi le pronuncia, alle vuote solidarietà alla vittima e al solito concreto foraggiamento del terzo settore, cioè quel mondo di cooperative che ha sistemato i propri bilanci con i soldi dell’accoglienza e con l’arrivo dei migranti. Anche in questo caso l’uomo arrestato è uno straniero, come il taxista egiziano abusivo di Milano o il rumeno, pieno di foglietti di espulsione a Piacenza, ma sarebbe meglio non scriverlo, per non sentirsi dire che anche gli italiani stuprano. Vero, ma c’è un problema di percentuali e poi anche culturale, ma a nessuno piace sentirsi dare del razzista dagli esponenti del Pd, abituati a stare sempre con lo straniero, per ignorare il vicino in difficoltà, rifugiati nei quartieri borghesi per non vedere la disperazione in cui hanno buttato le periferie. Ci propinano pagine da libro Cuore, senza che nessuno si chieda cosa ci fanno in giro per le strade, persone prive di documenti, di un lavoro, di un permesso di soggiorno, o di una fissa dimora come nel caso di Reggio. Magari con in tasca un ridicolo foglio di espulsione, cioè una gentile richiesta di allontanarsi volontariamente dal Paese. Tutte balle, direbbe l’ex sindaco Delrio: i delitti sono in calo, i furti, quelli denunciati, pure, quindi tranquilli, la colpa dell’insicurezza è dei venditori di paura come Salvini, il Quale si prende pure il merito dell’arresto del violentatore, dopo il danno la beffa. Che siano tutte balle lo pensa anche Vecchi, ma è costretto a mostrare il volto arcigno, ora che la violenza ha fatto questa clamorosa irruzione in Città. L’insicurezza e la paura sono il risultato di un insieme di cose, che producono un vivere ogni giorno più difficile. Il precariato di figli e nipoti, la perdita del lavoro, la difficoltà di accedere alle cure mediche senza pagare, una burocrazia inefficiente e diciamolo, un po’ ottusa, il degrado dei quartieri e pure delle relazioni sociali. Su questo insieme si innesta l’insicurezza creata dai reati, soprattutto quelli piccoli, come borseggi, furti in appartamenti, molti dei quali non vengono neppure denunciati, visto che per il 90% restano impuniti e quindi il miglioramento delle statistiche non li rileva. Vi sono poi i comportamenti che determinano allarme: gli immigrati che chiedono un piccolo pizzo nei parcheggi, con toni anche bruschi e che inducono molti a pagare per timori di danni al mezzo, le piazze e i parchi, dove al calare del buio si concentrano gruppi di persone, per lo più stranieri e dove regnano lo spaccio e la prostituzione. Chi li attraversa si sente in prestito, percepisce bene che un gesto o una parola di troppo potrebbero portare conseguenze gravi, pure questa insicurezza quotidiana non rientra nelle statistiche. Insomma, le persone sentono che dietro la narrazione della Città delle Persone, si nasconde una realtà in cui ogni giorno perdono diritti sul lavoro, sulla salute, sulla sicurezza e sanno che il tutto è frutto anche delle politiche del PD, che svuota le carceri, perché sono troppo piene, ma non ritiene sia necessario farne di nuove. Dice di difendere la sanità pubblica, ma ti obbliga a pagare ticket sanitari, più alti delle tariffe dei privati o ti costringe a pagarti le visite e pure gli interventi, perché il diritto alla salute si mette in lista di attesa e spera che quando arriva il suo turno il treno non sia già passato.  Sapere tutto questo, non ti rende certo più sicuro, anche se non rientra nelle statistiche. Nelle statistiche purtroppo rientra invece il fatto che dal 25 al 50% di molti reati sono commessi da stranieri, per lo più extracomunitari, dalle statistiche risulta che circa il 50% dei detenuti nel carcere di Reggio Emilia sono stranieri. E ’per questo negare l’evidenza, che la narrazione del Pd non buca, anzi sembra una presa per i fondelli.  Nel mentre questo flusso modifica le classi scolastiche, le liste delle case pubbliche, l’accesso ai servizi gratuiti, a danno dei ceti più deboli, i ricchi possono cambiare quartiere, scuola, rivolgersi alla sanità privata.  Pene severe invoca il Vecchi, ma la legislazione premiale voluta e difesa dalla sinistra, consente agli omicidi di uscire presto. Mentre le anime belle commemoravano Moro, i suoi assassini da anni giravano liberi, scrivendo libri e tenendo conferenze, poi ti lamenti che gli italiani non capiscono questi inutili, vuoti e falsi coccodrilli. Uno violenta un disabile e lo mandano ai domiciliari, magari vicino a casa della vittima. Poi ti lamenti se il “piazzista” della paura, Salvini, sale nei sondaggi. La sicurezza è la base dello Stato democratico. Il problema è che il Pd queste cose non le capisce, crede che l’ordine sia fascista, mentre le società ordinate sono le più democratiche, crede che il buonismo sia l’anticamera del socialismo, mentre è solo quella del caos. Legato al turbo capitalismo, che distrugge i diritti dei lavoratori, crede che i diritti siano limitati agli stranieri e all’area dei genitali o al diritto a morire bene. Prima vorremmo difendere il diritto a vivere bene. Scrivere questo significa essere scafisti della paura? Pazienza meglio  una cruda verità, che “tutte balle”.

 

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