Serve un centro politico moderno

Salvini è tornato Capitano dopo alcuni mesi da capitone, mentre Giorgia Meloni continua a crescere nei sondaggi e negli apprezzamenti, da ultimo quello del cantautore Roberto Vecchioni. Fatto sta che i fatti parlano chiaro: il centro- destra è sempre più diverso da quello degli ultimi vent’ anni, cresce la destra e scompare il centro, o meglio la destra liberale e moderna di cui questo Paese avrebbe molto bisogno. La cura sarebbe una nuova linfa politica: un partito o un movimento liberale, lontano dai valori che guidano la destra populista di Salvini. «Una buona destra» la definisce Filippo Rossi, fondatore del festival Caffeina di Viterbo e autore Dalla parte di Jekyll. Manifesto per una buona destra (Marsilio editore), nel quale argomenta quello che secondo lui è lo «spazio politico per un movimento liberal-popolare, a sinistra di Giorgia Meloni e a destra di Renzi.» Con i suoi errori, è stato quel centro- destra moderato a fare dell’Italia un Paese moderno e una grande potenza industriale ed è inutile cercarla nella morente Forza Italia, che ne è stata, anche all’apice del successo, una copia sbiadita.

Ci sarebbe bisogno di una casa che non c’è. E’ apprezzabile la posizione di Mara Carfagna, ma è ovvio che la nuova casa non può più essere Forza Italia. Con la consapevolezza che oggi tutto è cambiato, e prendendo spunto dagli altri contesti politici europei, il messaggio che emerge è quello della necessità di un nuovo contenitore. L’elettorato c’è e oggi, soprattutto per mancanza di alternative, vota Lega, un partito di quelle dimensioni e per forza di cose interclassista e soprattutto nelle regioni del nord, ha un forte elettorato moderato, oppure vota Giorgia Meloni. Il vuoto è a mio parere nell’offerta e non nella domanda, come si vede anche dal successo delle liste civiche nelle elezioni locali

I principi sono quelli della crescita economica, dello sviluppo, del liberare l’Italia da uno statalismo soffocante, la laicità sicuramente, ma assieme alla famiglia, alla meritocrazia  e ad altri valori che la destra non sente come primari. Questo è lo spazio. In quest’area si muovono figure come Mara Carfagna, Toti, Parisi e in qualche modo Calenda.  Certo anche Renzi esprime idee innovative in campo economico, come le riflessioni sulla nuova economia digitale, il ruolo della robotica, la necessità di stare dentro e non contro la globalizzazione, meno spesa improduttiva, quota cento e reddito di cittadinanza e soprattutto meno tasse e più investimenti. Il problema di Renzi è che tra i suoi alleati, grillini e Pd, queste idee sono meno prioritarie che a destra.
Di ciò ne sono convinto. La creatura che deve nascere, come tutte le realtà moderate dell’Europa, non dovrà assolutamente dialogare con l’estrema destra. Un movimento moderato che cerca di governare il Paese deve lottare contro quest’ultime.

La sfida è dare rappresentanza a un’Italia non di sinistra ma moderna, non di sinistra ma non razzista, lì in mezzo si gioca la partita. Non è la riproposizione del vecchio centrismo che si allea ora a destra ora a sinistra, ma un’idea nuova e diversa da quella di Salvini. Serve un nuovo partito collocato nel centro- destra, senza gli equivoci di Italia Viva, che combatta i populismi anche della sinistra. Il Pd punta a rappresentare i ceti medi, ma senza staccarsi dalle sue costole di sinistra, che li avversano. Una forza politica che non si allei mai con un movimento come i 5 Stelle, che hanno una visione agro-pastorale dell’economia, di una generica svolta verde, che produce di fatto solo deindustrializzazione. Certo ad un simile tentativo servirebbe una personalità come Matteo Renzi, anzi più di uno, perché serve tornare ai partiti plurali, con dirigenti che nascono da una democratica vita interna. E’ una lunga marcia, non coltivo molte illusioni, ma occorre che qualcuno faccia il primo passo, abbandonando perniciosi e inutili personalismi. Prima o poi la condizione del Paese lo richiederà.  

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