Salvini ha perso il tocco magico che lo ha fatto salire dal 4% ereditato da Bossi, fino al 34% delle Europee? A giudicare dai sondaggi parrebbe di no, ma la valanga si è fermata, se non è arrivato al suo massimo è molto vicino. Però il suo potere di condizionamento sul governo e la sua narrazione segnano il passo. Il suo successo è basato sul fatto di avere oggettivamente, per quanto possibile, fermato l’immigrazione e su quello si regge, grazie anche alle navi delle ong, che sbarcano poche centinaia di immigrati, ma consentono al Capitano di mostrarsi energico. Il resto è cosa da poco: la legittima difesa è apprezzata, ma riguarda poche persone, al massimo due decine e i decreti sicurezza, pur se apprezzabili, non garantiscono la certezza della pena. Invece i provvedimenti economici, da quota cento al reddito di cittadinanza, al decreto dignità, non sono piaciuti al mondo del Pil, che continua al nord a votare Lega, in assenza di alternative. Ora su autonomie, flat tax e giustizia, i 5 Stelle saranno meno accomodanti. Eviteranno di dargli l’appiglio per chiedere le elezioni e lo trascineranno in una guerra di logoramento. Del resto non hanno più molto da perdere e questo lo ha capito bene Giuseppe Conte, che è sempre più il contraltare di Salvini. Appoggiato alla Presidenza della Repubblica e all’Europa, Conte può agevolmente contenere gli attacchi di Salvini, non scade come Di Maio e potrebbe essere il nuovo leader di un movimento grillino più moderato e governativo, sul modello dei verdi tedeschi. Se va avanti con la finanziaria, Salvini scontenterà il suo elettorato del nord e se rompe e va al voto il prossimo anno, potrebbe trovarsi davanti nuovi competitori ,in particolare nell’area moderata: oltre al già citato Conte, anche l’editore Cairo con una rifondata edizione di Forza Italia e pure Renzi, se non riuscisse a riprendersi il Pd. Potrebbe non vincere da solo e nel caso di alleanze, a diventare premier. Fino ad ora vinceva, come si dice in finanza, sia che le borse salissero, sia che scendessero. Ora invece rischia di perdere comunque. Resta da aggiungere che un governo che conclude poco e che alimenta una litigiosità continua, finisce con lo stancare anche i più pazienti e col logorare la credibilità dei leader. Sempre che tra una lite e l’altra la situazione non precipiti e lo Stato profondo non decida di giocare la carta Draghi, ma questo è un altro scenario. In genere nelle storie fantasy i draghi compaiono per gli errori di apprendisti stregoni e mi pare che in questo governo non manchino. Da ultimo il prode Salvini deve fronteggiare una Lega che non è più monolitica dietro il suo capitano: i generali leghisti dalle regioni e province lontane sentono montare l’insoddisfazione per il ristagno economico e l’inerzia del governo e soprattutto al nord l’economia conta e contano pure i mercati. Se il capitano non ha perso il suo tocco magico lo sapremo tra poco, certo la sua narrazione è più rabbiosa e confusa e non è solo colpa dell’affare Russia- Savoini.