Salvini ha indubbiamente vinto le elezioni regionali, portando la Lega al 20%, complessivo, con risultati a due cifre non solo nelle regioni del nord, anche al centro, Umbria, Toscana e Marche, risultato già raggiunto lo scorso anno alle regionali emiliane. Eppure si tratta di una vittoria a metà, per diverse ragioni: la prima di ordine geografico, da Roma, dove potrebbe fare bene, in giù, la Lega si ferma ad un modesto 2%. La seconda: la Lega vince in Liguria, o sfiora la vittoria in Umbria dove è alleata con tutto il centrodestra, forse solo in Veneto può vincere da sola, questo risultato sarà ancor più evidente dopo il secondo turno delle comunali. La terza ragione è legata alla credibilità di governo, il programma di Salvini non è credibile agli occhi di gran parte del Paese, l’uscita dall’euro, l’idea del flat tax, abbinata ad un aumento della spesa pubblica, conseguente all’abolizione della legge Fornero, il silenzio sui tagli di spesa, l’opposizione all’abolizione dei vitalizi, non convincono l’elettorato di centro, determinante per la vittoria. In Veneto ha vinto soprattutto la credibilità e la moderazione di Zaia, non la linea di Salvini. Il centro -destra non Salviniano è frantumato, ma non scomparso, Forza Italia si attesta al 10%, Tosi supera il 10% in Veneto, Fitto il 18% in Puglia, nelle comunali pure l’Udc e Ncd raggiungono risultati a due cifre in diversi comuni calabresi, siciliani, campani e anche al nord, ad esempio a Lecco. Una corsa solitaria della Lega alle politiche porterebbe alla vittoria del Pd al primo turno, oppure al ballottaggio di Renzi con i grillini. Saper gestire le vittorie a volte è più difficile che gestire le sconfitte, per questo Salvini dovrebbe porsi il tema abbastanza in fretta, se vuole mandare a casa Renzi deve modificare il suo programma in senso liberale e costruire una solida rete di alleanze. Se dovesse proseguire la corsa in solitaria, i resti del centro di governo si accorderanno con Renzi, come già accaduto ad Agrigento, dove Alfano si è classificato secondo ad una incollatura dal Pd, in una alleanza che ha stravinto al primo turno o come in Campania, dove De Luca ha vinto grazie ai voti dell’Udc. Sono i prodromi non ancora maturi del partito della Nazione, a cui mira Renzi per vincere al primo turno, anche se ormai è certo che alla sua sinistra sta nascendo una forza che vale un 10%. Poi, siccome le politiche sono diverse dalle regionali, non è certo che questo consenso possa essere mantenuto, soprattutto se avessimo una piccola ripresa e alcune riforme andassero in porto. Di più, Berlusconi e Salvini non solo devono ricomporre i pezzi del centrodestra, ma rinunciare anche a candidarsi, in favore di una scelta unificante e credibile, come potrebbe essere quella del governatore Zaia, che vanta una esperienza amministrativa e di governo, che manca del tutto a Salvini.
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