Rottamazione è stata la parola che ha iniziato l’era renziana, ma evidentemente non per tutti, come dimostra il caso del deputato Marco di Stefano, indagato per aver curato i suoi Pulcini, Antonio e Daniele, costruttori romani. Prendendo da loro per la Regione Lazio in affitto due palazzi, a 3milioni 725 euro l’uno, affitti evidentemente alti, al punto che i Pulcini poterono rivenderli all’Enpam, cassa previdenziale medica, ad un valore cresciuto del 50%. Il nostro è accusato dalla moglie, di aver preso tra l’altro una tangente di quasi 2 milioni di euro, portati in Svizzera, “scortato” da poliziotti suoi ex colleghi. Lui nega e i conti svizzeri sono stati svuotati, non si sa se col solito sistema delle valigie, con poliziotti al seguito.
Questo è l’impianto accusatorio, noi auguriamo all’onorevole di dimostrare, come si dice, la sua innocenza nelle sedi competenti. Si dirà cosa c’entra Renzi? Non può sapere tutto. Giusto. Però non poteva non conoscere il percorso politico dell’onorevole Di Stefano: prima missino, poi Ccd, poi Udc, poi Pd, poi Udeur, poi di nuovo Pd lettiano, rapidamente divenuto renziano, cosi renziano che alla Leopolda coordinava un tavolo, sapete quale?
Quello sulla moneta virtuale. Ironie della vita, anche se di moneta sempre si tratta e anche chi usa il gettone telefonico può convertirsi alla tecnologia per conservare il posto, del resto il denaro svizzero è al momento virtuale. Così come ogni giorno scolorisce la rottamazione, il treno è affollatissimo, tutti vogliono salire e non si può fare l’esame del sangue a tutti. Era ciò che diceva Berlusconi e prima di lui i partiti storici di governo, mentre il PCI agitava la questione morale, la diversità, tutta roba ormai buona per la cabina telefonica.
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