Regionali, l’onda corta di Renzi

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Si sa che le onde del mare variano a seconda del tempo, così pure i risultati elettorali,  influenzati da molti fattori, tra cui la novità e la speranza del cambiamento. Alle europee l’onda del renzismo fu altissima, il Pd proiettato oltre il 40%, una dimensione mai vista, amplificato dall’abbinamento con le amministrative. Su quel risultato è cresciuto il potere, il successo e anche l’arroganza  di Renzi.  Dopo un anno di governo, ricco di slogan e povero di risultati, il voto delle amministrative  ha confermato la vittoria del vecchio Pd (la Ditta) in Puglia, Toscana, Umbria e Campania, vicenda, quest’ultima, scabrosa e non ancora chiusa e l’umiliazione delle giovani amazzoni renziane in Veneto, imbarazzante il risultato della Moretti e in Liguria. Il Pd ha vinto per mancanza di avversari, ma l’onda renziana si è fatta piccola. I problemi politici che il premier si trova davanti, oltre a quelli seri del Paese, sono diversi: trovare un accordo con la sinistra interna, che ha visto aprirsi in Liguria uno spazio elettorale che potrebbe valere un 10%, oppure con  Berlusconi, che però ha visto  che l’opposizione paga, vedi l’avanzata leghista e il governo uccide, vedi l’insuccesso di Ncd, per questo le riforme dovranno per forza rallentare, mentre dovrebbero accelerare, e il decisionismo, tratto essenziale del renzismo, dovrà virare verso forme di concertazione. Ora tutti cantano vittoria, anche chi è vicino all’estrema unzione, ma il mazzo è rimasto saldamente nelle mani del premier, anche se l’onda è piccola e gli italiani si accorgono che la rottamazione si è fermata ad Eboli. La ripresa economica è ancora troppo debole per gonfiare le vele del fiorentino, che conserva sì l’astuzia della volpe, ma non la forza del leone.

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