Il processo Aemilia è partito, i riti abbreviati ci hanno consegnato diverse condanne e alcune assoluzioni, tra cui quella del capogruppo di Forza Italia, Pagliani, unico politico coinvolto. Le condanne certificano che la mafia a Reggio esiste, anche se sul tema regna un silenzio preoccupante. La Città diversa, la Città delle persone non può essere mafiosa e, poiché le sentenze affermano il contrario, è meglio non parlarne. Nessuno disturbi il manovratore, cioè il Pd, il partito che governa da sempre. Eppure resto perplesso, se la mafia esiste, oltre cento rinviati a processo, è mai possibile che sia cresciuta senza collusioni da parte della politica e dell’apparato burocratico? Anche perché il partito di governo è lo stesso da sempre e i principali burocrati sono lì da decenni, alcuni con contratti rinnovati di anno in anno da due decenni, un buon modo per garantirsi fedeltà assolute. Resto pure perplesso quando vedo che il Comune di Brescello viene sciolto per mafia, senza che venga spiccato un avviso di garanzia, segno di una qualche indagine. Visto lo stato dell’arte, ha ragione l’ex sindaco Coffrini se pensa di opporsi allo scioglimento. Dunque abbiamo mafiosi che si sono infiltrati senza essere visti, si sono assegnati le aree di notte e hanno falsificato i permessi di costruzione, è una narrazione interessante, ma poco credibile. Ragionevolmente si deve invece supporre che qualcuno sapesse e sia stato connivente. Non è possibile che un intreccio di potere così forte e pervasivo, come quello che domina la Città dal dopoguerra, sia immune da corruzione, conflitti d’ interesse e collusioni, saremmo nella perfezione, ma la perfezione non è di questo mondo. Ripeto, è ragionevole pensare che non manchino i reati, ma le indagini. Certo fa un po’ effetto che sul Catasto si apra l’inchiesta in vista della prescrizione, che le coop falliscano, senza che nessuno apra un’ indagine, almeno a carico dei sindaci revisori, a tutela di coloro che hanno perso i soldi del prestito soci. Qui non si tratta di essere forcaioli, ma una qualche indagine per verificare che ognuno abbia fatto correttamente il suo lavoro, che certi tenori di vita o patrimoni corrispondano ai redditi, francamente ce la attendiamo. Altrimenti, perché la Guardia di Finanza è andata in Comune? Cercava qualcosa o si recava ad informare l’apparato dell’andamento delle indagini? L’ex sindaco Delrio viene sentito come persona informata dei fatti, ma poi, siccome a lui non risulta nulla, viene informato dai magistrati. Dopo la mafia a Reggio, dopo l’affare Tempa Rossa, è stato fotografato con le due consigliere napoletane del Pd, accusate di aver comprato voti, consigliamo ai magistrati di non sentirlo, ma di informarlo con un semplice fax. Tornando a Reggio, si ha la sensazione che esista come un muro, che nasconde molti interessi, intrecci in cui il confine tra politica e burocrazia è scomparso, un muro che avvolge gli atti in una nuvola che li rende non trasparenti, dove domina un senso di impunità, anche se la vicenda Aemilia ha seminato un po’ di ansia. Però senza una magistratura che vada a verificare atti, appalti e consulenze, senza intercettazioni, il muro non crollerà. Può crollare il muro? Ne dubitano tutti, se il Pd crolla in Emilia e Toscana, chiude la ditta. Questo spiega come anche l’inchiesta su Mps, compreso il “suicido” del suo dirigente, navighi talmente sotto traccia, che non ne parla nessuno. Solo un’ultima annotazione: senza trasparenza, i muri resteranno in piedi, ma cadrà il Paese.
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