Superano di gran lunga i centomila euro le spese sostenute dal Comune di Reggio Emilia per la campagna “Reggio ci sa fare” lanciata principalmente con un blog, in vista delle elezioni comunali di primavera.
Deliberata in base alla legge che obbliga Regioni e Comuni a pubblicare sui siti istituzionali il rendiconto economico di fine mandato, “Reggio ci sa fare” è un trionfo propagandistico, dove Reggio Emilia viene dipinta come il migliore dei mondi possibile e il sindaco Vecchi come il profeta di questo new deal
Non sappiamo se Reggio ci sa fare, di certo ci sa fare la giunta uscente che ha messo sul piatto centomila euro per il progetto, più altri quarantamila per l’acquisto di spazi pubblicitari sui media. Per straordinaria coincidenza, pochi giorni dopo, il maggior quotidiano locale ha sparato i risultati di un sondaggio del Pd, che vedrebbe l’alleanza pro Vecchi al 45%, ma il nostro sindaco, capace di arrivare oltre il 51% e di molto, senza la zavorra del partito. E’ proprio vero che la gratitudine non è di questo mondo, uno viene portato dall’apparato al potere e subito dichiara di aver vinto per i suoi meriti, un genio! Ora Vecchi si dipinge sindaco super partes, con profilo civico, circondato da liste civetta, solo con una leggera coloritura di rosso. La delibera è stata firmata dalla dirigente dell’area “Competitività e innovazione sociale”, una cosa fantastica, non sapevamo che la competitività e l’innovazione della Reggio produttiva, fossero affidate alle cooperative sociali o alla Croce Rossa. Del resto siamo una grande Città industriale che non ha un assessorato alle attività produttive e forse è una fortuna, visto come in casa Pd gestiscono l’economia come in un rosario. Ricordiamo i fallimenti di: Reggiolo, Orion, Unieco, Ccpl, Coop 7, Cormo e ora pare anche Tecton. I tagli occupazionali del 50% degli uffici direzionali della Coop di consumo,. i fallimenti delle Fiere di Reggio, di Encor a Correggio. I bilanci in rosso di Reggio innovazione e delle società farlocche, inventate dal Comune. Come non ricordare che il sindaco Vecchi era il Leo Messi dei collegi dei revisori delle coop? Forse Reggio ci saprà fare, ma di sicuro ci sa fare la ‘ndrangheta, come abbiamo visto dai millesettecento anni di carcere inflitti dal tribunale, ma non crediamo che ci faranno uno spot. Né il sindaco, tra una innovazione sociale e l’altra, risponderà al direttore della Gazzetta, se è indagato o lo è stato, né darà informazioni sulla sua casa, né i giornali riproporranno le domande. Non per i soldi di pubblicità che ricevono, sono spiccioli, anche se tutto serve, ma perché difendono anche loro un sistema che si sente minacciato dall’avanzata dei grillo-fascisti o dei fascio-leghisti. Cinzia Rubertelli e Roberta Rigon protestano, ma il potere ha sempre usato i soldi pubblici per mantenersi in sella, non solo comprando spot, ma nominando dirigenti, assumendo raccomandati, magari dando appalti. E’ probabile che lo facciano tutti, ma la sinistra reggiana ha sempre vantato la sua diversità, il suo essere migliore. Il breve elenco di fallimenti elencato dimostra che non è vero, ma pure sul piano politico ha preso spesso cattive strade. Nel dopoguerra non andarono per il sottile nel far fuori preti, avversari politici, proprietari terrieri, non necessariamente fascisti, ma non hanno mai smesso di considerarsi gli unici paladini della democrazia, infatti tutti i governi che non fossero il loro erano fascisti. Da quelli democristiani, a Berlusconi, all’attuale, anche Craxi con cui erano alleati nelle giunte locali e con cui a Milano dividevano potere e mazzette, era un figlio di.. Mussolini. Sono gli inventori della Città delle persone, ma chi non vota per loro è nella migliore delle ipotesi un illetterato che si fa abbindolare, loro che sono gli eredi di chi ha creduto che in Russia ci fosse il Paradiso e hanno difeso l’invasione dell’Ungheria e della Cecoslovacchia. Ora plaudono alle forze dell’ordine, ma nel ‘68 urlavano davanti alla Questura: PS-SS, mentre dalla mitologia della lotta al fascismo, nascevano le Brigate Rosse, proprio da noi e tutti a dire un po’ più tardi che di rosso avevano solo il nome. Dopo aver odiato l’America, il grande Satana, ora si scoprono paladini degli Usa, da liberare dal fascista Trump. Abbiamo intestato vie e piazze a tutti i rivoluzionari del mondo, poi quando dalle rivoluzioni sono nate dittature, tutti zitti. In fondo per essere assolti a sinistra basta evocare la giaculatoria “compagni che sbagliano”, anche se sbagliavano in massa. Adesso sono per i poveri e contro il reddito di cittadinanza, sono per i diritti, ma parlano solo di quelli pur sacrosanti degli immigrati, oltre ovviamente a quelli della sfera genitale. Sono passati dalle fabbriche, ai circoli rotariani, cianciano di giovani mentre occupano le banche, che come le cooperative, vanno per lo più male. Insomma, stanno sempre con la ragione e mai col torto, anche se a volte pure il torto ha qualche ragione. Questo è il prodotto e possono pure spendere i nostri soldi per incartarlo al meglio, ma resta sempre lo stesso. Non penso che chi li vota sia un pidiota, come leggo sui social, perché la democrazia è il governo del popolo e il popolo mica te lo scegli e tutte le volte che perdi, ti consoli con un bicchiere di lambrusco, non invochi una nuova “resistensa” Quello che vorrebbe il Pd è un governo degli intelligenti, ma è un ‘altra cosa, si chiama oligarchia ed è profondamente incistata nell’apparato di potere, per questo molti elettori la sentono estranea.