Reggio Emilia. Una città prigioniera dei gruppi di potere.

Il marito dell’assessore, o si dovrebbe dire assessora, Curioni, riceve un appalto con assegnazione diretta dal Comune di Reggio: tutto quello che succede è che l’assessora nega di essere a conoscenza del fatto. Cosa possibile, nelle famiglie la comunicazione non è più quella di una volta e la vicenda si chiude così. Al massimo le aspirazioni della signora ad essere candidata a sindaco subiscono un lieve calo. In vista delle amministrative del prossimo anno, in casa Pd, il partito che da sempre guida la Città, si è aperta una lotta per la successione di Vecchi, che vede candidati cadere, ritornare, autocandidarsi. In fondo perché stupirsi, è un partito che da tempo ha perso la spinta propulsiva, che guarda indifferente il declino della Città, che non ha detto e fatto nulla di fronte al fallimento seriale di cooperative importanti: Coop 7, Unieco, Reggiolo, Ccpl,  con gravi perdite occupazionali e di competenze ed è stato muto rispetto alla perdita di denaro dei soci prestatori. Un partito che ha assistito immobile e pure responsabile, al fallimento delle Fiere di Reggio, sostituite come volano economico dall’Arena spettacoli, circenses senza panem. Un simile partito non può nel suo lento declino che affidarsi alla conservazione del potere e alle lotte interne per la sua divisione. La sicurezza della Città diminuisce, mentre sale la loro sicurezza che la torta resti in casa, che il potere degli uomini dell’onorevole Delrio, a cominciare dal direttore generale del Comune, resti intatto. L’appalto dato al marito della Curioni, ad insaputa della stessa, è stato infatti assegnato, a leggere i giornali, dal medesimo direttore, che è stato nominato alla posizione, pur presentando come curriculum poco di più dell’essere stato segretario dell’onorevole Castagnetti prima, e di Delrio poi. Ovviamente non si tratta di un caso isolato. Silenzio sul fatto dei dirigenti indagati, anche se la mia personale sensazione resta quella che a Reggio non manchino i reati, ma le indagini. Silenzio sull’allontanamento del Procuratore capo, accusato da diversi sostituti di essere stato benevolo col Pd. Spento anche il faro sulle infiltrazioni mafiose, ma è possibile che la mafia si sia trasferita. Debole l’azione di governo della città, dove le buche vengono transennate, invece di essere riparate. Molto vivace invece la lotta per la candidatura a sindaco. L’assessore regionale Mammi e la consigliera regionale Bondavalli sembrano in declino, restano per ora in pista gli assessori De Franco e Rabitti, mentre Delrio sonda primari del nostro ospedale, dopo il no di Merli ora è il turno di Massari. Un sindaco privo di esperienza è il miglior viatico per il mantenimento dello status quo, cioè il controllo del Comune da parte della burocrazia, composta da uomini dello stesso Delrio. Ora dovrebbero tenersi delle primarie per ottimati, mille personaggi dovrebbero indicare il nome più adatto. Dalla democrazia nata dalla Resistenza, a quella dei plebisciti per l’annessione al Regno di Sardegna. Tra gli ottimati raccoglie un certo gradimento l’attuale segretario del partito ed ex sindaco di Boretto, Gazza, ma nonostante sia il marito della consigliera regionale Ottavia Soncini, gli ex popolari non mostrano entusiasmo. Certo non è di Reggio ma in passato altri sindaci sono venuti dalla provincia, come Fantuzzi che era di Correggio. Avrebbe dalla sua una qualche competenza amministrativa, ma forse è questo il problema, come lo è per Mammi. Capiremmo se il confronto fosse per correnti: da una parte i seguaci di Bonaccini e dall’altra quelli di Elly, sarebbe già qualcosa di più potabile. Tutto questo è possibile accada nell’indifferenza, un po’ perché la gente è stanca, un po’ perché l’opposizione non esiste. Naufragate nel no candidature di assoluto rilievo, rimane sospeso nell’aria il nome dell’avvocato Tarquini, che a tutti quelli che incontra dichiara di non volersi candidare, ma forse il problema è che il centrodestra non è compatto sul suo nome, perché anche tra di loro vi sono dirigenti che sperano che, una volta sgranato il rosario dei nomi, emerga un candidato di partito, destinato alla “bella” sconfitta, ma pronto a correre per le regionali, usando il traino delle elezioni comunali. Alla Città non resta che attendere e godersi il circenses dell’Arena spettacoli, appassionandosi alla polemica dell’Anpi che dalla lotta al fascismo è passata alla lotta al cantante West, che magari un po’ nazistello lo è, ma pure le crociate dell’Anpi si fermano presto se il business è progressista.

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