La vittoria del Sì al referendum e il pareggio delle regionali consentono a tutti di cantare vittoria, ma se guardati in profondità, i risultati ci dicono che sono pochi i veri vincitori e molti di più gli sconfitti. Insomma, la cover nasconde una realtà diversa e non pochi cambiamenti. Il Sì prevale come da previsione e poco importa che il No abbia avuto un discreto numero di consensi, è una riforma priva di senso, se rimane isolata, ma segnala che il Paese profondo è stanco e vuole cambiamenti. Infatti il no vince nelle zone a traffico limitato dei centri storici, nei quartieri benestanti, dove lo spirito di conservazione è ovviamente più forte. Nel confronto tra centro e periferia, vince la periferia, che magari non ha fatto le riflessioni profonde delle elite, ma vuole semplicemente cambiare. Vincono i Cinque Stelle, che questa riforma hanno imposto come biglietto per il governo, prima alla Lega, poi al Pd, ma nel giorno del trionfo spariscono dalle urne delle regionali, come se avessero esaurito il loro compito. In effetti sono passati da interpreti del cambiamento a custodi del trasformismo clientelare. Vince il premier Conte, che data la impossibilità di andare al voto, diventa inamovibile, al massimo potremmo avere un Conte ter. Il nostro eroe per caso terminerà la legislatura, per fare che cosa non lo sa nessuno, forse neppure lui, ma questo poco importa, dopo aver votato il loro suicidio, i deputati hanno perso la voglia di farla finita. Vincono i governatori uscenti, premiati da votazioni alte, in alcuni casi da plebisciti; in alcuni casi come Zaia, forse spiegabili con il buon governo, in altri come De Luca ed Emiliano, con l’emergenza Covid e uno spregiudicato uso clientelare del potere. La Campania poi non è il fulgido esempio di buon governo che il plebiscito farebbe pensare. Perdono i partiti e i leader nazionali, tutti senza eccezioni. Perde Di Maio, il suo movimento sta ormai ovunque sotto il 10%, al Nord anche sotto il 5%. Perde Zingaretti, perché oltre a cedere al centrodestra le Marche, vince grazie ai famosi cacicchi meridionali che facevano già imbestialire D’Alema. Mantiene bene la Toscana il candidato Giani, deriso da tutti, vince con un margine migliore di quello ottenuto da Bonaccini in Emilia. Però oggi le regioni del quadrilatero rosso sono ridotte a due e solo pochi anni orsono, il centrosinistra governava tutte le regioni italiane, eccetto Veneto e Lombardia, oggi il centro-destra ne governa 15. Perde Salvini, perché non solo non prende la Toscana, ma registra un’oggettiva perdita di slancio, l’onda alta da surf sta rifluendo e le sue candidate, per quanto belle, giovani e battagliere, si rivelano perdenti, sia con una campagna aggressiva che moderata, forse allora è un problema di candidati. Perde la Meloni, che pure è quella che porta a casa di più: un nuovo presidente di regione e molti voti. In Puglia con Fitto, paga l’aver voluto giocare con l’usato sicuro, ma perdente, forse aveva ragione Salvini ad invocare una candidatura nuova. Se vai sul demagogico clientelare, Emiliano è imbattibile, in più essendo di sinistra viene dipinto come uno statista, Fitto invece essendo di destra è solo un trasformista. Sparisce Berlusconi quasi ovunque e simbolicamente muore in Campania, la regione di cui era il re, assieme allo scialbo e perdente Caldoro. Come lui sparisce Renzi di cui non serve neppure parlare e con lui affonda il suo partito, Italia Morta. Una nota finale per la nostra amata provincia reggiana: andavano al voto due comuni, Luzzara e Canossa, quest’ultimo contendibile attraverso un accordo con la lista civica dell’ex sindaco Gennari. A Luzzara il Pd ha preso il 70% circa, mentre a Canossa tutto il centro- destra unito, correndo diviso dalla lista civica, ha preso l’8%. Di certo ha pesato la forza elettorale del dirigente di Fratelli d’Italia, Bizzocchi, che dopo aver cercato di far perdere al centrodestra il comune di Casina, dopo la debacle di Vetto, non ha resistito a regalare alla coalizione questo ulteriore straordinario risultato. Però se il gigante del centrodestra è uno come lui, chiediamoci quale può essere la statura degli altri.
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