Dopo alcuni giorni che Mario Monti fu nominato presidente del consiglio, mi sentivo come sospeso in un limbo. Tuttora è così, per certi versi. Non riesco a capire se il Prof. Monti fa bene o fa male. Avrei voluto scrivere un articolo un poco più acido, ma quella sera, ascoltandolo da Vespa su Rai uno, l’idea che mi son fatto di lui e della sua squadra è quella di, tutto sommato, brave persone e competenti. Pure in buona fede. Ma tant’è, la strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni. Come persona, il prof. Monti, a me non dispiace neppure un poco. Però è evidente che il suo modus operandi è troppo imperniato sullo statalismo. Vedremo strada facendo che succederà. Di sicuro, non si comporta da liberale, e ciò mi rammarica. Ci sono alcune cose che nessuno affronta mai: La detrazione delle spese quotidiane sostenute dalle persone fisiche, come modalità per contrastare l’evasione ( farsi fare le ricevute e gli scontrini, dovrebbe risultare conveniente, non “etico”). Ridurre il numero dei parlamentari ( tra camera e senato son 945 …). E attuare una maggiore autonomia delle regioni. Su questo i leghisti hanno pienamente ragione. NORD e SUD son due mondi completamente diversi. Basti pensare ad esempio a come si presenta la riviera romagnola, con il mare che si ritrova ( lurido …), e al sud invece, con tutte le bellezze naturali e tradizioni culturali che si ritrovano, come siano impossibilitati a sfruttarle in modo appropriato. Su una cosa però Mario Monti ha ragione. E non a “mio avviso”. Ha ragione punto e basta. Ci tocca pagare sul serio gli abusi fatti in passato, da una gestione poco lungimirante della cosa pubblica. La pensione “MINIMA”, ad esempio, in voga tra gli statali, parastatali e affini negli anni ’70, e tutte quelle prebende di cui costoro hanno goduto per anni, loro malgrado, in fondo. Ora arriviamo al babbo, in pensione. Cosa c’entrerà mai ? C’entra, c’entra. Perché tanti come lui ( classe 1947 e giù di li ) hanno lavorato cercando di costruire qualcosa, magari non avendo niente. La maggior parte della mia generazione ( classe 1971 e giù di lì ) in fondo, ha potuto vivere dignitosamente in virtù di ciò che ha fatto la maggioranza dei nostri padri. Però ora, nulla sarà più come prima. E ci toccherà tornare a vivere alla giornata. Il percorso inverso dei nostri padri. Loro dal nulla hanno costruito. A noi dal quasi tutto, o perlomeno dal dignitoso, ci tocca passare a lottare per sopravvivere. E al mio babbo, ho dedicato la canzone di Giorgio Gaber, “ La mia generazione, ha perso”. Un grazie al babbo. Speriamo riconosca che almeno, nonostante le diversità di vedute ( politiche, e in merito alla chiesa …), lo ho ringraziato DA VIVO. Non ho aspettato che morisse. In questo momento storico, dovrò prendere ancora più coscienza che è cambiato tutto. E che nulla, sarà più come prima. Ora comprendo meglio certi suoi atteggiamenti, che da ragazzo proprio non capivo, e non tolleravo. Non che fossero sempre giusti. Però erano dettati in fondo, da una esperienza vissuta con sacrificio, cercando di non dar nulla per scontato. L’unico vantaggio che forse ho avuto io, è stata la grazia della fede. L’unico errore di coloro della sua generazione, è stato quello di aver avuto un poco di paura che noi passassimo le loro tribolazioni. Essendo diventata la lotta per la sopravvivenza più aspra, ora ci tocca. Ma sarà anche occasione di maggior comprensione e condivisione, verso gli altri. Nonostante tutto.
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