Prossimità fiscale: il metodo anti-evasione

dinheirovoavoa La lotta all’evasione e la ricostruzione di un sistema fiscale equo ed efficiente partono dal passato per un ritorno al futuro, che è ritorno alle ragioni che resero istituzionalmente possibile e collettivamente condivisibile il vulnus della libertà personale insito nel prelievo fiscale. La tassazione nasce infatti, storicamente, come atto di solidarietà che richiede la privazione della libertà personale per una libertà e una dignità più grande, quella della Società.Se la tassazione diviene autoritarismo di Stato a dispetto della Società, rendendo meno libere le persone per imprigionare la collettività, si assiste al fallimento dello Stato, e con esso alla negazione della persona e allo svilimento della Società. Solo questo “ritorno al futuro” dei principi fondanti la fiscalità potrà restituire alla società un sistema tributario semplice, equo, solidale. Un sistema tributario di tal fatta presuppone che le dinamiche della fiscalità – dal prelievo, alla gestione, al gettito – si esplichino in prossimità dei luoghi ove vivono ed operano cittadini, famiglie, imprese, da cui i flussi fiscali derivano.

Questo significa invertire letteralmente il metodo della fiscalità statalista attualmente vigente, che prevede il prelievo “a valle” dalle realtà locali, demandando “a monte” invece la custodia, la gestione, la ripartizione e la destinazione delle risorse collettive, a cura dello stato. Invertire questo metodo significa demandare ai governi del territorio la facoltà di imporre prelievo fiscale secondo modalità ed entità stabilite in autonomia, nonché la conseguente responsabilità di gestire e devolvere alle realtà locali, sotto forma di servizi, i flussi finanziari dalle stesse prelevati. Il metodo della “prossimità fiscale” demanda quindi ai governi del territorio la decisione di quanto devolvere allo stato per l’assolvimento dei compiti di sua esclusiva competenza (politica estera, difesa, giustizia) ovvero di competenza concorrente con quella dei governi del territorio (istruzione, sanità, sicurezza).

Tale metodo favorisce altresì la competitività fra sistemi fiscali di territori differenti, a livello regionale per esempio, lasciando stabilire in autonomia a ciascun governo del territorio il giusto rapporto fra entità del prelievo e quantità/qualità dei servizi, a condizione di mantenere un rapporto di diretta proporzionalità fra prelievo e servizi pubblici erogati, secondo le volontà della gente che in quel territorio decide di mandare al governo una certa rappresentanza di eletti. Tale competitività consentirebbe poi a famiglie, imprese, cittadini di poter comparare e scegliere il sistema fiscale migliore nel quale inserirsi, garantendo una competizione sociale al rialzo, in fatto di efficienza ed efficacia dei sistemi fiscali, fra i vari governi del territorio.

Il metodo della “prossimità fiscale” indurrebbe altresì vantaggi molteplici derivanti dalla stretta vicinanza ed interazione fra i soggetti che generano gettito (cittadini elettori) e i soggetti che lo gestiscono (governanti eletti).

Primo fra tutti, il monitoraggio sociale della gestione dei flussi fiscali da parte del territorio, il quale certamente ridurrebbe l’incentivo a “prelevare per intascare o dissipare” da parte dei governatori locali. In secondo luogo, la “pressione psicologica da prossimità” avvertita dai governatori locali incrementerebbe l’incentivo ad un efficiente prelievo e ad una equa quanto efficace destinazione del gettito fiscale a favore delle realtà locali, anche ai fini di successive riconferme elettorali. A ben vedere, uno dei principali problemi del governo centrale è quello di non conoscere esattamente le fonti del prelievo e le destinazioni del gettito fiscali.

Tant’è che i calcoli relativi sia al gettito che al prelievo vengono elaborati “per indizi” dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, sulla base di approssimazioni ed indicatori che difficilmente tendono a riflettere la reale situazione del tesoro e delle finanze di stato. Il metodo della prossimità restituirebbe, invece, certezza efficienza ed efficacia nella gestione e nel monitoraggio del prelievo e dell’erogazione del gettito fiscale, assegnando allo stato un nuovo ruolo: da padre padrone poco accorto del tesoro e delle finanze pubbliche ad utente-utilizzatore attento ed efficiente del tesoro della società, fino ad oggi mal-valutato quanto male-utilizzato dai governi centrali.

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