Ho seguito il dibattito degli ultimi anni sul mondo del lavoro e i due poli sono
lavorare tutti ma meno
implementare la produttività.
Io non capisco questa radicalizzazione, perché le due tesi non sono antitetiche, almeno nella loro espressione, è il sotteso che confligge e che io trovo indecente.
Vediamo allora il sotteso:
statalismo malinteso con tassazione furiosa dei “lavativi”; i ricchi, che sarebbero poi quelli che hanno più degli altri, magari perché hanno risparmiato quando noi andavamo in ferie o nei ristoranti in, o … (tanti, troppi o…)
liberismo selvaggio; pagare niente, far lavorare tanto, magari con un pizzico di schiavismo (cosa sono i bambini che cuciono palloni in Pakistan se non schiavi), poi un po’ di televisione scollacciata, qualche zoccola da vedo e non vedo come proiezione per i figli (dei due sessi, ormai anche i maschietti hanno il loro “bel” mercato).
In queste due accezioni, il dibattito è quindi tra zuppa e pan bagnato.
Bene, anzi male, allora bisogna cominciare ad uscire dagli schemi e molti per la verità lo fanno, la teoria della decrescita felice non l’ho inventata io e ormai è arrivata anche nel prime time televisivo. Con delle letture da Bignami magari, ma è arrivata.
Allora io vi faccio la mia modesta proposta.
Lavoriamo 6 ore al giorno 6 giorni la settimana, ogni 3 sabati accumuliamo un giorno di ferie e con questo sistema avremo 15 giorni di più di ferie, ma avremo meno week end.
Pare una cazzata, ma se si fanno i conti dei costi dei week end, rispetto ai costi di ferie prolungate, le famiglie avranno un saldo positivo notevole.
Faremo molti meno chilometri e risparmieremo come persone e come importatori di petrolio.
Faremo del turismo intelligente: ovvero finiremo per conoscere realmente le nostre città, e ci creeremo nuovi interessi.
Scopriremo che l’arte non è andare in culo al mondo per vedere una mostra di cui non abbiamo capito una mazza, ma impossessarsi dei mille tesori che in OGNI città italiana ci sono, inseriti nell’unico contesto reale : quello socio-economico che li ha generati.
Scopriremo che vivere bene vuol dire comunicare, conoscere, conoscersi.
Vorremo maggiori spazi comuni, avremo un mondo più di sostanza e meno di apparenza.
Lavorando 6 ore al giorno ce ne resteranno almeno 2 per aggiornarci professionalmente o curare i nostri interessi privati o la nostra forma fisica, magari correndo in campagna e non in palestre maleodoranti.
Pensateci, vi ho descritto il mondo del magari, quello in cui chi vuole può permettersi di fare tutto, anche di essere felice, scoprendo che l’UNICA cosa che non fa la felicità è il denaro, magari aiuta, ma da solo, senza almeno un cervello adeguato, non porta a niente.
E poi parliamoci chiaro: se non siamo ricchi, troviamo un’altra strada per essere felici. Il contrario sarebbe cretino.
Con uno stato adeguato la “copertura economica” è garantita.