La Regione è il principale freno alla competitività territoriale “Prima il Veneto?”, ma il Veneto continua ad affondare.
La Regione costituisce un formidabile freno per la competitività territoriale.
Il quadro offerto dal recente studio RCI 2013 (Indice della competitività delle regioni europee) è impietoso: in tre anni il Veneto ha perso 20 posizioni all’interno di una classifica dove già non brillava, passando dal 149° al 169° posto.
Dati sconfortanti.
Tuttavia, il presidente Zaia si è coltivato con cura questi risultati.
Quali sono i fattori che favoriscono innovazione e competitività?
Lo studio (qui trovate il link) suddivide in tre livelli gli elementi che contribuiscono alla crescita di un territorio: livello base comprende istituzioni, stabilità macroeconomica, infrastrutture, sanità ed educazione di base;
livello di efficienza con formazione universitaria, mercato del lavoro e ampiezza del mercato;
livello di innovazione con tasso di diffusione delle tecnologie, grado di complessità del mercato e tasso di innovazione.
È sufficiente scorrere lo studio per vedere come già al primo livello il Veneto è al 220° posto.
Un dato non sorprendente, visto il proliferare di inutili carrozzoni e società partecipate.
Infatti, come riportato oggi sulla stampa, i tre parchi scientifici Vega, Galileo e Star, nonostante i pesanti finanziamenti dagli enti pubblici, sono costantemente in perdita.
Caso a sé Veneto Nanotech in cui la Regione ha riversato oltre un milione di euro e Veneto Innovazione che, oltre a detenere quote nei tre parchi scientifici, ha drenato risorse pubbliche superiori a 5,2 milioni di euro tra il 2009 e il 2011.
Forse la strada per l’innovazione e la competitività passa altrove. Abbiamo bisogno di enti pubblici che confinano il proprio agire all’analisi, alla programmazione e al controllo, attraverso la riduzione della burocrazia, una minore pressione fiscale, enti universitari capaci di fare rete e non chiusi in tante piccole e inconcludenti parrocchie e diffusione capillare delle nuove tecnologie a servizio della ricerca, delle imprese e dei cittadini.
Ovviamente, sul risultato regionale pesano anche fattori nazionali, come il tasso di imposizione fiscale sui produttori di ricchezza al 68,3% – il più alto dei paesi Ocse (contro il 35,5 della Gran Bretagna, il 46,8 della Germania, il 53 della Svezia) – un elevato livello di corruzione e una spesa pubblica quantitativamente alta ma scarsamente efficiente.
Ma la Regione non ha utilizzato nessuna delle numerose leve nelle sue mani per favorire la competitività territoriale.
Senza ritornare sull’annosa questione delle società partecipate (in tutto sono 97, a cui si aggiungono decine di enti, di organismi e 21 Ulss), faccio solo notare come Zaia non si sia neppure azzardato ad accarezzare il muro di burocrazia che si frappone tra le imprese e il mercato, non ha attuato alcuna politica fiscale favorevole alla ricerca e alle imprese, non ha pensato di accorpare le due aziende sanitarie di Verona e Padova.
Il suo slogan era “Prima il Veneto”, con lui il Veneto ha perso 20 posizioni e continuerà a scendere.