Un premier illusionista e/o sfregiatore della Costituzione

the-illusionistillusionista Nessuno può dubitare della luciferina abilità di Matteo Renzi nell’evitare le tagliole che potrebbero intrappolarlo, almeno fino ad ora.
E’ riuscito a convincere una buona fetta di elettori al di fuori del suo partito che lui rappresenta “l’ultima spiaggia” a cui tendere, pena l’annegamento. Sta “usando” il Parlamento imponendo leggi e riforme costituzionali come se fossimo una Repubblica sudamericana, in cui il dittatore di turno riassume in sé i poteri esecutivi e legislativi. Lo dimostra il progetto di legge costituzionale sul “nuovo Senato “ che ha iniziato ad essere discusso nella Camera Alta del nostro Paese, siamo di fronte ad un vero attacco all’equilibrio dei poteri, un terribile pasticcio in tema di elezione indiretta dei futuri senatori (si pensi che nel testo viene esplicitamente garantito che il sindaco di Bolzano sarà sempre un senatore, questo per avere il voto favorevole della SVP filo-tirolese), un modello di democrazia rappresentativa più ristretta in cui – come vuole il secondo porcellum renziano chiamato “italicum “- nella Camera di deputati, che resterebbe ancora di 630 deputati, ma dominata da un solo partito ( che dovrebbe essere il PD, magari sostenuto da Forza Italia).
E soprattutto sta facendo una politica di “annunci” che fa impallidire ogni precedente: appena arriva il momento di verificare quanto è stato promesso (e non è stato fatto), con un elegante volteggio Matteo-sono-sempre-un-passo-più-avanti-, Renzilancia un nuovo tema, sempre più dirompente, sempre più accattivante. “Sono le leggi della comunicazione, bellezza”: solo alzare sempre più il livello della notizia fa dimenticare le notizie precedenti.
Ma l’emergenza economica e il dramma del lavoro, che in Italia sono problemi veri, e pressanti, richiederebbero interventi urgenti e non l’annuncio che le cose saranno fatte … in 1000 giorni, anzi in 1000 giorni … cominciando a contare a settembre. L’utilità per il premier di spostare sempre più in là il termine della verifica definitiva, quella dei numeri che purtroppo stentano a esserci, fa a pugni con la concretezza dei problemi. E in Europa, dove la concretezza è un riferimento obbligato, sono meno inclini a farsi affascinare dalle immaginifiche frasi del nostro Matteo-sono-filosofo-e-anche-poeta-Renzi. Basta il fermo richiamo che ieri l’altro ha fatto l’italiano Draghi, presidente della BCE, circa i limiti della flessibilità che Renzi invoca con tranquilla prosopopea.
Un ultimo rilievo. Renzi si è presentato in Europa chiedendo solidarietà, per ottenere flessibilità nell’applicazione degli impegni economici e di bilancio assunti dall’Italia, solidarietà per un intervento comunitario nell’affrontare il problema dell’immigrazione, solidarietà nell’anteporre ai calcoli dell’interesse, economico e nazionalistico, le ragioni del sentirsi un’unica comunità di popoli. Ma forse ha sbagliato nel cercarne le ragioni nell’antichità classica, greca (ateniese) e romana (della Roma repubblicana), quando su questo tema gli si dischiudeva davanti un’autostrada, se solo si fosse appellato al fondamento identitario cristiano e al richiamo evangelico. O avrebbe potuto rivendicare non tanto il ruolo dell’Italia tra i sei Paesi fondatori, quanto l’insegnamento dei tre “Padri” dell’ Unione europea: Adenauer, Degasperi, Schuman.

Non basta, Caro Premier, affastellare citazioni di La Pira, Don Mazzolari, Sturzo per ritenersi, ma soprattutto per essere, un vero erede del popolarismo cattolico o della tradizione democratico-cristiana, quella che assieme alle altre culture politiche, ha fatto bella la nostra Carta Costituzionale. Forse – e mi dispiace sottolinearlo – perchè non sono affatto innamorato o sostenitore della sinistra – che alla fine abbia ragione Bertinotti, quando lo definisce una strana mistura di populismo e di bonapartismo.
Ma per far questo, non basta una cultura genericamente erudita, ci vuole una personalità morale di grande levatura: se invece di citare, andato fino a Pericle e a Cicerone, Matteo-studio-sul-bignamino-Renzi avesse citato Degasperi … ah, già, dimenticavo, peccato che la socialdemocrazia con Degasperi non abbia niente a che fare.

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