A Prato non sono solo morte diverse persone in modo atroce, aggrappate alle sbarre di una finestra, che precludevano la salvezza. In quel laboratorio tessile, dove gli operai cinesi lavoravano al piano terra e dormivano nei soppalchi, in una situazione che ricorda le condizioni operaie di fine ottocento, è andata in fumo la legalità: le fiamme hanno distrutto quel poco che restava della credibilità del nostro Stato.
Se fosse accaduto in una fabbrica gestita da italiani, si sarebbe scatenato il finimondo, ora vedremo cosa accadrà. Una cosa sappiamo, che simili laboratori sono numerosissimi e conosciuti, ma non si nota un particolare attivismo né dei Nas, né della Guardia di Finanza, né della magistratura, nè tantomeno dell’Ispettorato del Lavoro. Si parla tanto di tolleranza e integrazione, di cori razzisti negli stadi, tutto giusto, ma il primo dovere di uno Stato è far rispettare le regole e i diritti elementari delle persone, nonché la correttezza della concorrenza.
Passi che in Cina impicchino i sindacalisti e che noi si chiuda gli occhi per amor di business, passi pure che un paladino dell’Italia migliore, come il professor Prodi, sia consulente dei governi cinese, kazako e russo, ma non può passare che in Italia si tollerino simili situazioni, mentre si soffoca e si vessa con controlli e regole il Paese legale. I cinesi sono una comunità laboriosa e piena di brave persone, ma qualcuno deve spiegare da dove venga il denaro per comprare esercizi commerciali, da dove vengano i numerosi prodotti che smerciano, chi controlla il vasto giro di prostituzione. Il rogo di Prato ha illuminato a giorno questo mondo che vive nell’ombra.
Se non vi sarà reazione, non potremo che accettare la legalizzazione di tutte le mafie e di ogni sopruso verso i lavoratori.E’ giusto condannare la Thyssen, arrestare i Riva, ma qui siamo di fronte a fenomeni altrettanto gravi e non di piccole dimensioni. E’ una buona occasione per il sindaco di Firenze per dire parole chiare, le fiamme dalla sua Città si saranno viste o almeno si sarà sentito l’odore del fumo. Visto che il lavoro è una priorità del suo programma, siamo certi che cercherà di far luce, anche sul fatto che in quella, diciamo, fabbrica si iniziasse a lavorare all’alba di una gelida domenica. Passi che i cinesi non siano cattolici, ma avranno un giorno di riposo!
Così come ci aspettiamo che il sindacato o quello che ne resta, abbia qualcosa da dire, anche in considerazione che tali fabbriche hanno la loro maggiore concentrazione nelle regioni rosse. Per ora tutti dovremmo essere rossi di vergogna, perché questo non è un Paese del G 8, ma una melassa di illegalità.
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