Porti, la promessa non mantenuta di Delrio – Andrea Moizo

graziano-delrio-ministro-delle-infrastrutture Graziano Delrio ha mentito, lo ha fatto per un anno, da ultimo persino in audizione parlamentare lo scorso giugno.
A metterlo nero su bianco è stata l’Autorità Portuale di Genova, ente che, pur facente capo al dicastero delle Infrastrutture e dei Trasporti, prorogando giorni fa tre concessioni terminalistiche ha sostenuto che il regolamento in materia annunciato dal ministro non sarebbe in realtà alle viste.
Al di là del paradosso di un ministro che dice una cosa e di un ente da lui dipendente che afferma il contrario, il tema ha una forte valenza economica.
CONCESSIONI ULTRADECENNALI. Il Comitato portuale (il parlamentino in cui siedono esponenti degli enti locali e delle categorie produttive) ha approvato la delibera con cui i vertici dell’Autorità Portuale hanno accolto la richiesta avanzata da tre terminalisti di prorogare le scadenze delle rispettive concessioni.
Pur non incassando tutta la dilazione richiesta, Gavio, Negri e Spinelli resteranno sui loro terminal fino al 2030, al 2045 e al 2054.
Per riassegnare le ultradecennali concessioni non c’è stata alcuna procedura di gara europea, ma è stato pubblicato solo l’avviso dell’istanza sulle gazzette ufficiali e su tre quotidiani. Nulla di strano: oggi assegnazione e proroga delle concessioni portuali sono disciplinate dal Codice della Navigazione e dal relativo Regolamento, emanati nel 1942 e 1952.
Quando cioè le banchine non rientravano fra i beni demaniali concedibili, il trasporto containerizzato (oggi predominante) non esisteva e l’Unione Europea era poco più di un’idea di pochi statisti visionari.
LA RESPONSABILITÀ DEL MINISTERO. Nel 1994 un’apposita legge ridisegnò la portualità, introducendo appunto il sistema concessorio per i terminal ma stabilendo che fosse il ministero a dettare, con un regolamento, la relativa disciplina.
Passati 22 anni, però, il regolamento non c’è ancora, per cui da allora ci si è arrangiati con norme vecchie di decenni.
E qui torniamo al caso di Genova e alle bugie di Delrio.
Che, proprio un anno fa, quando l’allora presidente del porto genovese Luigi Merlo, ricevute le tre istanze, chiese lumi al ministero, cominciò ad annunciare l’elaborazione e, nei mesi successivi, il completamento del regolamento.
PROROGA ALLA VECCHIA MANIERA. L’iter, in realtà, è stato più complicato del previsto, anche in ragione delle bacchettate della Commissione Ue alle nostre bozze sempre troppo poco rispettose dei principi concorrenziali europei. Ma, come appunto ricordato da Delrio ancora nella sopra citata audizione, ormai dovremmo esserci.
L’Authority genovese, commissariata da circa un anno (al vertice è l’ammiraglio Giovanni Pettorino), ha tuttavia optato per la proroga alla vecchia maniera.
E questo malgrado il parere negativo del Collegio dei Revisori, che, fra le altre cose, hanno evidenziato come le concessioni in questione scadessero nel 2020, non configurandosi quindi alcuna urgenza dei rinnovi.
La proroga, inoltre, ha incassato l’unanimità dei membri del Comitato, organo simbolo del consociativismo, in cui si sta ben attenti a non pestare i calli altrui per non farsi poi pestare i propri, e che, forse anche per questo, sarà cancellato dalla riforma delle Autorità Portuali che è entrata in vigore il 15 settembre.
DA PORTA PIA NON COMMENTANO. Per farlo ha anche prodotto un’argomentazione giuridica in controdeduzione al parere dei Revisori (iniziativa inedita e pleonastica) a sostegno della linearità del proprio operato.
Ma sul tema dell’inopportunità temporale di una scelta destinata a incidere per decenni sugli assetti del primo scalo italiano proprio all’alba di una riforma e di un apposito regolamento sulle concessioni, non si è spesa. Per contro nella delibera si legge che «dai lavori legislativi non risulterebbe –allo stato– che la specificità del tema sia destinata a trovare mirata trattazione».
Per l’Autorità Portuale di Genova, cioè, il regolamento promesso dal ministro in attuazione della legge del 1994 non è mai esistito e non esiste e Delrio per mesi avrebbe quindi mentito.
Nonostante le richieste di Lettera43.it, da Porta Pia non è arrivato nessun commento. I concessionari portuali (che nel dubbio, comunque, si sono attivati negli ultimi 12-24 mesi per chiedere e ottenere proroghe ultradecennali senza gara in tutta Italia, da Trieste a Livorno) possono festeggiare con i colleghi delle autostrade: a chiudere la stalla delle concessioni senza regole con moderne norme di libera concorrenza non sarà neppure questo governo. E, se anche lo farà, i buoi saranno già scappati.

 

Da: Lettera43

 

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