In questi giorni di campagna elettorale stiamo assistendo ad una preoccupante crescita di polemiche e di contrasti, ma con una particolarità del tutto nuova rispetto al passato: adesso sono tutti contro Monti.
Una delle ragioni, forse è la principale, è che la “salita in politica “ del premier con un rassemblement di liste alla Camera (scelta civica per l’Italia con Monti, Udc di Casini e Fli di Fini) e un’ unica lista montiana al Senato fa saltare di netto il bipolarismo, che ha caratterizzato la vita politica dal 1994 in poi.
Ma quello che fa specie e, in un certo senso addolora chi come me ha una sensibilità o comunque una visione tendenzialmente di centro-sinistra, è vedere il Bersani in pietosa compagnia di un Vendola (ganzo ed orgoglioso come non mai) e di un Tabacci (che sembra proprio una rondine che non fa primavera), che trova di tutto e di tutti per attaccare Monti, quasi fossero stati i progressisti, guidati da Bersani, degli “astronauti “ lontani dalla strana maggioranza che sosteneva il governo guidato dal professore.
Tutte le scuse sono buone nella crescente polemica quotidiana di Bersani: aver nascosto la polvere sotto il tappeto ,…. non aver il coraggio di fare una foto insieme a Casini e Fini ( ieri l’altro) “ Ci trova un difetto tutti i giorni, con Montepaschi il PD non c’entra ( ieri)…. A cui Monti è stato costretto a rispondere per le rime !
Ma adesso scopriamo che nella fondazione Mps 13 sono i politici su 15 posti nella Siena “rossa “: questi cadono dal cielo?
L’avversario naturale, se non il nemico acerrimo, a sentire la base di sinistra , era fino a pochi giorni fa il brutto e cattivo Berlusconi, invece tutto di un colpo, oggi è Monti. Cosa è successo? Il funzionamento non più bipolare del sistema politico-elettorale!
E’ questo il vero motivo. Monti ha fatto saltare il “giochino” dello scontro bipolare, che andava bene sia a destra che a sinistra. Infatti ogni partito maggioritario nei consensi ( PdL e PD) nelle rispettive ali di appartenenza, per vincere ha fatto ,ed ancor più oggi deve fare, le ammucchiate, in cui i piccoli non possono svincolarsi. In fondo Renzi prima maniera (oggi non sappiamo ?!), voleva ribaltare questo assetto, reintrodurre in qualche misura un sistema proporzionale con le preferenze. Con questo sistema invece, anche con un piccolo premio di maggioranza, chi vince si porta a casa una “vagonata “ di parlamentari, senza preferenze e senza fatica, premiando numericamente la propria forza politica al di là del necessario per governare. Adesso si possono creare, con un terzo polo più robusto ed omogeneo intorno a Monti,le condizioni “strutturali “ per far saltare il tacito accordo, devastante ed assurdo ,che ha portato sin qui ad ingessare il nostro sistema democratico.
Bersani e Berlusconi , nell’ultimo scorcio di legisltura,con rinvii e cavilli normativi , hanno reso impossibile la riforma elettorale che doveva abolire il pernicioso porcellum, nonostante le pressanti sollecitazioni del Presidente della Repubblica. In questa fase della vita nazionale la “scelta civica “ di Monti sta comportando dunque un profondo rimescolamento delle carte ed il professore ha ragione di ripetere che i veri conservatori sono appunto il PDL e il PD, con le loro alleanze fotocopia ripetono gli schemi del passato (Ulivo e Unione per la sinistra, Forza Italia+Lega e PDL + Lega).
Quando il professore, da tecnico al di sopra delle parti, diventa protagonista di una competizione elettorale, si scatenano contro di lui le polemiche più aspre. Per evitare che insieme a Berlusconi declini il bipolarismo, anche Bersani ha cercato di “ chiudere tra parentesi “ la vicenda del governo tecnico, considerandola una breve “sospensione della democrazia “. L’entrata in pista del professore, non è dunque un colpo di fulmine a ciel sereno : è suffragata dall’urgenza di rinnovare il sistema politico. Nel breve periodo c’è la necessità di garantire, anche a livello europeo, che l’agenda Monti, nella nuova legislatura, non subisca pericolose battute di arresto, pure scontando un aggiornamento delle misure nei vari settori ( lavoro, fisco, previdenza, pubblica amministrazione ), alla luce dei primi risultati positivi conseguiti nell’ azione di governo . Nel lungo periodo la scelta di Monti è coerente , ed è il logico sviluppo di analisi e valutazioni critiche, da lui espresse già nell’estate del 2005.
Monti – è bene ricordarlo – fin d’allora considerava la destra e la sinistra “ incapaci di guidare la transizione verso una moderna economia sociale di mercato “, e aveva dichiarato a “ La Stampa “ e al “ Corriere della sera “ che in un contesto sociale ed economico reso più difficile dalla mondializzazione dei mercati sarebbe stato necessario, in politica, un grande centro, constatando però che non esisteva“. Monti fu allora accusato di nostalgia. Non si può quindi liquidare la sua scelta politica, opponendogli una puerile questione morale, come hanno tentato di fare maldestramente D’ Alema e Vendola, e poi con toni volgari Berlusconi e Tremonti.
Bisogna dire invece che è stato il fallimento di Berlusconi, è stata la “strana “ maggioranza parlamentare che ha votato il governo tecnico, a certificare la fine politica del bipolarismo muscolare.
Evitando il crollo, la caduta nel baratro dell’economia, il governo Monti ha evitato, come ha ricordato più volte il Presidente Napolitano, il naufragio della democrazia in Italia.
Ed ora, con sacrificio personale, accettando di guidare “ un movimento civico, popolare e responsabile “ Monti si pone esplicitamente e con il massimo impegno – e noi diciamo finalmente ! – in alternativa al conglomerato del PDL e della Lega; ma si pone anche in competizione – come è logico che sia – con la coalizione del PD progressista, che comprende una sinistra radicale da sempre in contrasto con la strategia montiana, che già Bertinotti aveva considerata espressione del pensiero liberista.
Saprà allora questa nuova generazione di politici scesi adesso in campo,(Monti gli ha scelti fra i non professionisti della politica !) , accogliere fino in fondo la speranza di molti cittadini, a partire da quelli che in passato si sono astenuti, per una “competizione di idee e programmi “, per una politica di valori non caratterizzata solamente dalla lotta per il potere?
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