Tra gli applausi dei grandi giornali e dei poteri forti italiani ed europei riuniti a Cernobbio, il governo Conte ha preso il largo. Sinceri auguri di far bene, il bene dell’Italia è anche il nostro. Inoltre non se ne poteva più delle risse da pollaio di quello precedente: ogni cosa fatta, anche positiva, era accompagnata da un profluvio di dichiarazioni e polemiche. Ora Conte è più padrone della situazione, i 5 Stelle dicono di aver imparato la lezione e il Pd è una garanzia: come dice Graziano Delrio, sono abituati a servire in silenzio. Servire ovviamente il potere, non richiesto, ma preteso e portato come un cilicio e come un cilicio stampato a fuoco su di loro. Dicono di servire il popolo, ma se non la pensa come loro, allora torna centrale il Parlamento e riecheggiano parole come rieducare, far capire. Insomma, nella democrazia degli ottimati, il popolo se lo scelgono. Fatti i doverosi auguri, bisogna per onestà intellettuale, dire che si tratta di un governo di voltagabbana. Il premier Conte, fino a ieri a sinistra veniva dipinto come uno stupidotto, servo di due padroni, Salvini e Di Maio, oggi è celebrato come uno statista del livello di De Gasperi, si ricorda che in fondo votava Pd. Insomma stupidotto, ma di sinistra e sempre il mitico capogruppo del Pd Delrio, che gli urlava: “Studi Presidente, studi”, oggi dice che con lui l’Italia sarà bellissima. Poi che dire di Giggino, che definiva il Pd il partito di Bibbiano, dove a sentire il nostro, facevano l’elettroshock ai bambini. Ora verrebbe da pensare che lo abbiano fatto a lui. Garbatamente la stampa cinese ci informa che il nuovo ministro degli esteri non ha mai lavorato, non parla nessuna lingua oltre l’italiano e il napoletano e non sa nulla del mondo. Ringraziamo della gentilezza, ma lo sapevamo già, come sapevamo, a differenza dei cinesi, che cambia spesso idea, infatti dopo aver firmato un accordo con loro, che il nuovo esecutivo ha già cassato. Attento ministro, i cinesi sono quelli che aspettano pazienti il cadavere del nemico. Adesso Di Maio è l’uomo con cui fare un governo di svolta, perfino il governatore De Luca, che gli ha dato sempre dell’imbelle, accoglie la pecorella smarrita. Non dirò nulla di Renzi, che affondò l’accordo coi 5 Stelle a inizio legislatura e ora lo ha imposto a tutto il Pd. Zingaretti è stato un semplice attore non protagonista, perché in fondo l’uomo è mobile ed è chiaro a tutti che non siamo di fronte ad una svolta, ma ad una inversione ad u. Come scritto, sono felice se faranno bene, solo non sopporto le narrazioni farlocche e le prediche tese a redimere il popolo. Voglio fare un esempio: Mattarella aprì una grave crisi istituzionale, rifiutandosi di nominare ministro del tesoro Savona, con un curriculum economico di tutto rispetto e non ha trovato nulla da ridire sulla nomina in quel ministero di Gualtieri, un professore di lettere moderne, mentre ci spacciano questo come un governo delle competenze. Sarebbe stato più onesto che Mattarella dicesse agli italiani: siamo una democrazia a sovranità limitata, anzi limitatissima, in Europa non vogliono Savona, perché vuol fare di testa sua, ora va bene il filologo, fatevene una ragione. Allora Di Maio, in preda ad un delirio, chiese le dimissioni di Mattarella e ora che il Presidente è andato a Cernobbio a dettare la linea del governo, dovrebbe dire che la nostra è una sì una Repubblica parlamentare, ma poichè i partiti sono un casino da svariati decenni, tracima nel presidenzialismo. Se così non fosse, Mattarella non avrebbe dovuto dare il via ad un governo senza programma, come è l’attuale. Ovviamente il programma c’è, è quello scritto a Bruxelles e Francoforte e quelli incaricati di realizzarlo sono Mattarella e Conte, Franceschini sarà la lunga mano del Quirinale nel governo. Il che non è detto sia un male, solo andrebbe spiegato alla gente, invece di menare la storia che bisognava salvare l’Italia da un governo sovranista con venature fascistoidi, in cui la maggioranza l’avevano i 5 Stelle, cioè gli alleati di oggi che improvvisamente sono diventati democratici ed europeisti. Il che non vuol solo dire avere la faccia come il lato B, ma pure prenderci per i fondelli. Però in fondo ha ragione il grande galleggiatore Delrio, che dalle colonne dell’Huffington Post, rivista della gauche au caviar, ci ricorda che questo governo deve servire (chi conta) in silenzio. Basta scrivere revisione delle concessioni autostradali, anziché revoca e le jeux son fait, in fondo la parola inizia sempre per erre.