Voglio un congresso spericolato, voglio un congresso dove gli iscritti non contano mai. Sì, perché a mia memoria non si è mai visto, neppure nel Pd, un’assise congressuale dove il segretario non sia eletto dagli iscritti. Le primarie servivano per eleggere il candidato premier. Perché non si è mai visto un congresso dove si potesse candidare una non iscritta, con regolarizzazione last minute. Cosa succederebbe se gli elettori ed i simpatizzanti scegliessero la Schlein e non Bonaccini plebiscitato dagli iscritti, considerando inoltre che gli organi dirigenti dagli stessi iscritti vengono eletti? Si potrebbe parlare di schizofrenia o meglio di gender fluid. E poi ci troveremo come le star, ognuno a rincorrere i suoi guai, ognuno diverso e in fondo perso, dietro un progetto di Paese che non nasce mai. Si, perché i due candidati parlano linguaggi diversi, uno insegue una cultura di governo, l’altra di opposizione. Uno pensa ad un partito socialdemocratico, l’altra ad uno radicale, concentrato tutto sui diritti delle minoranze, con particolare riguardo alla zona delle mutande. Uno guarda al terzo polo, anche per consonanza strategica, l’altra al partito di Conte, una moderna versione del partito di Achille Lauro: una linea in cui esistono solo diritti e spesa, mentre ci avviamo ad un ‘epoca di austerità. Uno governa la regione della Motor Valley, mentre l’altra vuole una transizione ecologica spinta, che va bene al Roxy bar, ma è difficile da spiegare ai cancelli di fabbriche che chiuderebbero, anche se prometti maggiori diritti per i transgender. Però forse è giusto fregarsene, visto che gli operai votano a destra. Strano congresso per l’ultimo partito- sistema italiano, come se in America al posto di Biden candidassero la Ocasio Cortes, ti credo che la destra vince. Strano congresso, dove Bonaccini viene accusato di essere il vecchio, mentre tutti i gattopardi sono nascosti dietro la Elly: Franceschini, Orlando, Bettini, Zingaretti, Bersani e saranno i gattopardi a controllare gli organi di partito, scelti appunto dagli iscritti, non certo la Giovanna d’Arco della sinistra. Ora non è che Bonaccini sia un Togliatti o ancor meno un De Gasperi, si tratta di un discreto politico di professione, che però negli anni ha imparato che un conto è cantare al Roxy bar, un altro governare, come sta accadendo alla Meloni, che la Schlein accusa di aver tradito le insostenibili promesse del passato, solo i folli vanno contro il principio di realtà. Ci sarebbe poi anche una piccola questione marginale, l’invasione russa dell’Ucraina, dove Bonaccini tiene il punto del sostegno agli ucraini coi fatti, mentre la nostra Elly, con gli amici Conte e Fratoianni, pensa che dovremmo lasciarli al loro destino, con questo sganciandoci dalla Nato e dall’Europa, parola di cui la nostra si riempie la bocca. Ma forse non si è accorta che non siamo nell’Europa di Greta e per ironia si trova sulla stessa linea di Silvio Berlusconi, un altro che è diverso e in fondo perso. Uno strano congresso, in cui entrambi dicono che prima di decidere le alleanze, bisogna avere un’idea, ma le idee non sono un rincorrere i propri sogni, vengono dettate dalla realtà, e rispetto alla realtà i nostri due corrono in direzioni opposte. Dicendola chiara, la vittoria della Schlein porterebbe la sinistra nel vicolo cieco in cui Corbyn portò i Laburisti inglesi e per chi non è di sinistra sarebbe una gran fortuna. Però il nostro Paese ha bisogno di una sinistra realista, per contenere le pulsioni demagogiche di parte della destra e del partito di Conte. Bonaccini non è neppure Blair, ma almeno vive in mezzo all’Italia che tiene in piedi il Paese, anche se a farlo vincere potrebbero essere i voti dei cacicchi meridionali, come li definiva D’Alema, che è il più grande gattopardo, nascosto nella piccola ombra di Elly.
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