Il Pd è vivo e lotta con noi, anzi governa in ogni luogo: Comuni, Regioni, Stato, Province, ma non erano state abolite? E’ così vivo che non solo governa, ma fa anche l’opposizione, uno penserebbe che Forza Italia sia una forza di contrasto, invece è la corrente renziana occulta, incappucciata (malignano), Verdini ha sostituito Delrio come consigliere del Principe, è il conte zio che sta uccidendo il centrodestra, per proteggere l’amico di famiglia. Gli oppositori veri sono D’Alema, Bersanov e il Civatino. Eppure, mentre scoppia di potere, il partito egemone non scoppia di salute. Alle primarie in Emilia, peraltro un po’ farlocche, hanno votato in pochissimi, neppure tutti gli iscritti, che erano 75000, ma a leggere Repubblica gli iscritti se ne sono andati, da mezzo milione diverranno la metà, se va bene. Il partito è sempre più leggero e la figura del leader solitario, sempre più pesante. Non è solo il problema della berlusconizzazione ad agitare i sonni degli oppositori, è il cambio di linea politica. Renzi si sta spostando sempre di più verso inevitabili politiche “liberal”: jobs act, ridimensionamento dei sindacati, fine della concertazione, abbracci con Marchionne, lotta alle rappresentanze, non solo i confederali, ma anche imprenditoriali, con l’invito alle aziende di Stato ad uscire da Confindustria, sottraendo 25 milioni di euro di contributi ad una struttura molto pletorica e perciò molto costosa.
Renzi è furbo, ha capito che i partiti, con la diminuzione del finanziamento pubblico, rischiano un eccesso di debolezza, rispetto ai sindacati e pertanto vuole ridurre le risorse anche a loro, vedi il taglio dei permessi e dei contributi ai Caf, che oggi ricevono 400 milioni di euro, non noccioline. Forse il Tartarino di Firenze vuole salvare l’Italia, di sicuro vuole indebolire i poteri alternativi, le sponde a cui si appoggiano i suoi oppositori di destra (pochi ) e di sinistra. Il tempo della manovra vera non è ancora arrivato, ma il nostro sa che arriverà e vuole avere un consenso plebiscitario, fatto di concessioni e pochi tagli. Il regime è dolce, ma prepara tagli corposi alle pensioni e allo Stato sociale, peraltro attualmente insostenibili e iniqui, come le pensioni di reversibilità per tutti o gli sprechi nella sanità, per non parlare dei troppi privilegi e delle troppe rendite di potere che ammorbano l’Italia. Il percorso dell’austerità è obbligatorio, noi non lo abbiamo neppure iniziato, se non dal lato delle tasse, peraltro il lato sbagliato. Il debito pubblico si ripaga crescendo, l’alternativa è il default, tradotto in italiano: fallimento. Per crescere bisogna tagliare le tasse e quindi la spesa, il resto è fuffa. Bene gli 80 euro, peccato che per darli si vada al 3% di deficit, il governo distribuisce benefit, facendo nuovi debiti a carico delle future generazioni. Il Pd non si sente bene perché il tempo del tassa e spendi sta finendo e con esso la ragione sociale della ditta.
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