Delrio, il cattolicissimo coniglio mannaro del Pd, dopo aver difeso a spada tratta l’operato di Renzi, ha definito la scissione una cazz…, subito seguito da Pierluigi Castagnetti, ultimo segretario del Partito Popolare italiano. Per cercare di farsi notare, il nebbioso sindaco di Reggio Emilia, Luca Vecchi, l’ha definita una cazz..pazzesca, chi non ha idee abbonda negli aggettivi. Non avremmo usato termini così pecorecci,ma in effetti la scissione è un danno grave per il Pd e diciamolo, anche per la stabilità politica del Paese. Però una scissione è sempre il frutto di errori multipli, come in un divorzio: le colpe vanno divise tra i coniugi e come dice un detto popolare, per fare un fossato ci vogliono due rive e la riva renziana di errori ne ha fatti molti. Dalla riforma costituzionale, strabocciata dagli elettori, come per Berlusconi il riformismo costituzionale a colpi di maggioranza, semina vento e raccoglie tempesta, per non parlare di una riforma elettorale fatta per una sola Camera e bocciata dalla Consulta, se siamo senza legge elettorale omogenea la colpa è del Premier e Delrio lo sa. Non parliamo poi di riforme pasticciate, come quelle della scuola, della pubblica amministrazione, del lavoro, che il governo Gentiloni vuole o è costretto a correggere, infine il governo Renzi ha mostrato di non avere una seria politica economica, come i dati testimoniano. Se su questi argomenti si fosse aperta una riflessione, non dico critica, ma almeno accennata, anziché chiudersi in una sorta di autismo politico in cui il governo è stato riconfermato in blocco, le minoranze sono state asfaltate e dileggiate, Renzi si è messo a far concorrenza a Salvini nel criticare l’Europa, forse non saremmo a questo punto. Dicono i pasdaran del Premier che le minoranze sono fatte di vecchi arnesi “comunisti”, ma nel mentre si sostengono personaggi come i governatori De Luca e Crocetta, Palermo ha come sindaco ancora Leoluca Orlando e Catania ha Enzo Bianco, figure attive nella prima Repubblica e si governa con Denis Verdini. Ora è chiaro che chi è del Pd viene mondato nella fonte battesimale del Giovanni Battista, ma anche l’indecenza ha i suoi limiti. Insomma, a sentire i tribolanti renziani, aggrapparsi alla fine, per trovare un successo, alle unioni civili, mi fa un po’ sorridere, non che non fosse necessaria una legge, ma è stato il punto più basso dei cattolici del PD. Se aggiungiamo che Renzi ha lanciato un’opa sul partito e dal giorno dopo né ha cambiato l’immagine e la natura, da partito di sinistra a partito liberal borghese, fuori gli operai dentro i banchieri i mercanti e i notai, uno capisce che i soci della vecchia ditta si siano trovati un po’ disorientati, anche perché neppure Togliatti si faceva i fatti suoi come Renzi. Da questo si capisce che chi minaccia l’uscita ha qualche ragione e non la si può liquidare come una cazz.., anche perché non siamo sicuri che il renzismo di Delrio e Castagnetti sia totale, anzi, come successe per la sua elezione all’Anci, in cui coi voti di Berlusconi,il ministro dei trasporti “fregò” Emiliano e Fassino, non sarebbe impossibile che provi a diventare premier, sfruttando la sua “rotondità” con buona pace del ducetto di Rignano. Dagli amici mi guardi Dio, che dai nemici mi guardo io..
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