O Roma o morte

4714532348_b0e3438991_b O Roma, o morte, è il grido di Fratelli d’Italia, il partito attuale di Alemanno. Che è come  dire: morte a Marchini, detto “Arfio”, rampollo di illustre famiglia comunista, che ha deciso di correre contro la sinistra accettando i voti di Berlusconi. Una botta di culo per un  centrodestra, in cui il centro è scomparso e la destra è sempre più nostalgica, avendo rigettato la svolta di Fiuggi. La Meloni è, rispetto a Marchini, un nano politico, chiuso nel recinto di una destra forte, a Roma, ma minoritaria. Se vuole tornare competitivo, il centro-destra ha bisogno di personaggi come Marchini, che contrastino l’innovazione e la narrazione renziana, parlando ad un elettorato più vasto, con un programma che non sia solo sicurezza, zingari ed immigrati. Dispiace per la Meloni, carina, vivace, ma chiusa nel ghetto di una destra minoritaria, identitaria, local, mentre “Arfio” rappresenta la modernità, la globalizzazione, dentro cui bisogna portare l’Italia e soprattutto Roma. Troppo elogiativo? Può darsi mi faccia difetto l’idea che questo Paese deve aprirsi al mondo e non chiudersi e che le destre moderne sono liberali e liberiste, cose di cui Roma ha bisogno come il pane e Marchini rappresenta tutto ciò, come rappresenta bene le contaminazioni di un mondo in evoluzione continua: nato comunista, ha studiato nei collegi dell’Opus Dei, ha conquistato una fede adulta, non dogmatica, aperta, ma salda. Parla le lingue e conosce il mondo, ha vissuto a lungo a Londra e sa cosa è una Capitale. Se il centrodestra perderà questa occasione di rilanciare Roma e far dimenticare Alemanno, si voterà alla irrilevanza politica, che è ancor più grave di quella numerica. La sua marcia su Roma finirà, nella migliore delle ipotesi, a Frosinone.

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