De Nicola, Segni, Leone, Pertini, Cossiga, Scalfaro, Ciampi, Napolitano, Mattarella e Davigo. Il mimino comune multiplo è che tutti questi hanno conseguito una laurea in legge e il massimo comun denominatore è che tutti, tranne l’ultimo sono stati Presidenti della Repubblica Italiana. Mi veniva in mente l’altro giorno, leggendo il vergognoso tentativo di stravolgere le affermazioni di Davigo. E mi ha colpito il fatto che neppure al M5S sia mai venuto in mente di candidarlo alla presidenza. Già hanno fatto tanti meritevoli nomi , magari non proprio ferrati in materia (Gabanelli e Strada), ma del nostro, o del suo ex compagno d’avventure, Colombo, non se ne sono occupati. Strano, forse un segnale di quanto poco quel tentativo normalizzatore, anche se parziale (Mani Pulite), abbia lasciato una traccia nella vita odierna. Forse la parabola di Di Pietro ha inciso, ma solo perché la non cultura e il lamento costante dei corrotti, hanno avuto sui media più voce che quella dei “giusti”. E le conseguenze si vedono, se ancora oggi il livore è alto. Non solo dei “perseguitati” di allora o dei loro compagni (di merende), anche dentro la magistratura si alzano voci discordanti. E sarebbe anche comprensibile avere pareri contrari, ma se questi sono fondati sulla distorsione di quanto Davigo afferma, forse non sono pareri, ma paraculate.Poi curioso è che le reazioni più stizzite vengono dal PD, che nel ’92 a detta degli indagati di allora fu “risparmiato” e poco inquisito. Forse questa stizza è la metamorfosi di quel partito che in questi ventiquattro anni, da traballanti basi di onestà (molta nella base, già allora pochina nei vertici) è diventato un mostro con una base rachitica e fluttuante e una testa sempre più grossa. Decrescono le tessere e il distacco tra quella che una volta si chiamava base, dai vertici. L’ultimo referendum l’ha mostrato chiaramente: tutti quelli che sono nella pubblica amministrazione e appartengono a quel partito, hanno tuonato contro il SI, Napolitano compreso, lui bi-presidente, che elogia il non voto. Lui, smentito dall’attuale presidente, Mattarella, che correttamente è andato a votare. Degli altri non parlo, ché sono insultanti di default nei confronti di chi vorrebbe una magistratura almeno decente. E vale solo la pena ricordare le parole di Davigo “la classe politica che delinque è peggio dei ladri” oppure “i politici non hanno smesso di rubare, hanno smesso di vergognarsi” oppure “«l’unica differenza fu che la destra le fece così grosse e così male che non hanno funzionato; la sinistra le fa in modo mirato”.
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