‘Ndrangheta a Reggio Emilia. Il Pd, i Pm e la giostra del calcinculo

Da tempo scrivo che a Reggio Emilia non mancano i reati, ma le indagini. Mi rendo conto che detta così suona come una cosa ovvia e banale, reati se ne compiono ovunque e non tutti sono oggetto di indagine, ma la mia affermazione faceva seguito ad alcuni fatti. In primo luogo la maxi indagine della Dia a carico delle cosche calabresi insediate sul nostro territorio, che poi hanno portato al maxi processo e a oltre mille anni di carcere nei primi gradi di giudizio. A buon senso, come era possibile che le cosche avessero costruito interi quartieri della Città, avuto sub-appalti da aziende e cooperative del territorio, senza che fosse coinvolto non dico un politico, ma almeno un funzionario pubblico? Chi ha firmato progetti, permessi edilizi, cambi di destinazioni d’uso agli operatori poi processati? A tutt’oggi questa domanda resta senza risposta. O meglio, una risposta indiretta arriva dalle informative dei servizi segreti e dei carabinieri, che come documenta Reggio Report, erano giunte sul tavolo dei magistrati, in particolare su quello del Pm del processo Aemilia, il dottor Mescolini. In quelle informative, che non sono verità giudiziarie, si intende, si elencano fatti, si fanno nomi importanti di politici e di dirigenti comunali, si chiede di poter intercettare e approfondire, ma soprattutto si chiede alla magistratura inquirente di indagare. A queste informative, assai dettagliate, non è seguito nulla. Ora la nota vicenda Palamara ha portato al centro della polemica il Pm di quel processo, nel frattempo nominato procuratore capo proprio a Reggio Emilia. Certo preoccupa che le nomine in magistratura, anziché per merito, avvengano in forza di relazioni politiche o di casta, ma trattasi di un malcostume diffuso a molti livelli, in primis tra i politici. Basta vedere come il sindaco Vecchi continui a nominare dirigenti, i collaboratori del suo predecessore Delrio, che aveva a sua volta nominato la moglie del Vecchi a capo dell’ufficio urbanistico del Comune. Ma ci preoccupa molto di più che a fronte di queste informative, la Dia e la procura di Reggio non aprano una indagine, che andrebbe ad integrare il processo Aemilia. Come ci preoccupa il silenzio sulle indagini in corso sui dirigenti comunali e su quelli delle case di riposo del Comune, di cui non si sa più nulla e che non è difficile prevedere che scivoleranno silenziosamente verso la prescrizione. Di certo sappiamo che nel processo Aemilia è stato coinvolto per aver chiesto i voti degli imprenditori cutresi, un esponente dell’opposizione, ma possono gli inquirenti accontentarsi di una così facile soluzione, quando le informative fanno altre ipotesi e altri nomi e dai seggi è sempre uscita l’incontrovertibile verità che gli eletti coi voti dei cittadini cutresi erano in larga maggioranza del Pd, nelle sue varie versioni? Il procuratore Mescolini ha l’occasione di dimostrare la sua indipendenza approfondendo questi fatti. Non si attaccano le istituzioni, come dice a sua convenienza il Pd, se si afferma che le nomine nella magistratura sono lottizzate dalle correnti e che tutte le correnti le concordano col Pd. Ricordiamo alcuni fatti: l’incontro da cui è nato il putiferio Palamara è avvenuto fra un deputato del Pd, Lotti, tra l’altro indagato, e i capi de facto delle cosiddette correnti moderate, Cosimo Ferri, pure deputato Pd, Magistratura Indipendente e Palamara Unicost. Dubitiamo che la corrente di Davigo o Magistratura Democratica parlino con Salvini, che pure avrebbe il requisito di essere indagato. E’ altresì un fatto che i Pm vengano spesso candidati dal Pd, una specie di ossessione come quella di Berlusconi per le belle donne. Gli ultimi due capi dell’antimafia nazionale, Grasso e Roberti, sono stati portati a Roma e a Strasburgo dal Pd. Come è pure un fatto che il vice presidente del CSM, sia molto spesso un ex deputato del Pd, ricordiamo gli ultimi due: Legnini ed Ermini, il primo, sceso dal Csm, si è candidato Presidente dell’Abruzzo e una volta sconfitto nelle urne, è stato nominato commissario alla ricostruzione delle zone terremotate, altro che porte girevoli, questa è la giostra del calcinculo. Tornando ai fatti della nostra Città, per restituire credibilità alla magistratura inquirente, non servono parole, ma fatti. Altrimenti il dubbio che a Reggio non manchino i reati, ma semplicemente le indagini, diventa una certezza e diventa pure lecito pensare che se al governo ci fosse stato il centro-destra la reazione sarebbe stata ben diversa.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.