Mps non si sente troppo bene

malatoNon occorre dar credito alle voci della borsa milanese, dove si dice che entro giugno una banca italiana arriverà al capolinea, per capire che almeno un paio di istituti italiani presentano seri problemi, mentre nessuno scoppia di salute. Uno di questi è MPS:l’antica banca senese è stata portata nell’attuale situazione da una gestione tutta politica e abbastanza infelice. Prima, l’idea di poter fare da sola, l’ha portata a scaricare Unipol e a opporsi all’accordo tra questa e la Bnl, per ragioni solo politiche. In Toscana comandavano i nemici di D’Alema e in Unipol i suoi amici, la partita era servita al mitico Turiddu Campani per emancipare le coop toscane dalle emiliane. Insomma, divide et impera. Caduti i bolognesi, passata Bnl ai francesi, sostituita Unipol con Axa, l’euforia ha dato alla testa ai senesi, peraltro Mussari è calabrese, però di sinistra!

Eccoli allora acquistare a prezzi d’affezione l’Antonveneta dal Santander, che se l’era ritrovata dalla scalata all’ Abn Amro. Doveva indurre al dubbio il fatto che se ne liberasse così volentieri, ma era il giorno del trionfo, i senesi potevano esclamare “abbiamo una banca!”. Ora, dopo l’ultimo aumento di capitale, la Fondazione ha un debito quasi pari al suo pacchetto di azioni Mps, il che vuol dire che è in mutande e la banca, se la cura Viola fallisse, necessita di altri 3 mld di mezzi freschi. Per gli orgogliosi senesi vuol dire fumarsi in un colpo solo Banca e Fondazione.

Uno scherzetto non da poco, visto che l’istituto dà lavoro ad un terzo della Città e i Comuni hanno potuto largheggiare grazie alla Fondazione. Anche ammesso che servissero meno soldi, la situazione deve essere seria se Caltagirone, che doveva essere un cavaliere bianco, ha lasciato in tutta fretta il tavolo. Si parla di una fusione con Ubi o Intesa, sempre prati di casa del potente e silenzioso Bazoli, banchiere cattolico per eccellenza, mentre i cugini emiliani sposano Unipol con Fondiaria: un azzardo, ma fatto da protagonisti, non per necessità.

Ora almeno potranno gridare “abbiamo un’ assicurazione!”, mentre i toscani, compreso il mitico Turiddu, dovranno spiegare come mai hanno perso tutto e magari tornarsene in Calabria.

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