Monte Paschi: un rebus difficile

mps120916Il caos grillino di Roma, opportunamente gonfiato dal Minculpop, copre almeno tre problemi del governo: la legge di stabilità, con l’economia in frenata, il referendum dal risultato per ora incerto e la crisi bancaria, in particolare quella di MPS Entro settembre Etruria e le sue sorelle devono essere vendute, ma al momento non si vedono grandi acquirenti e le offerte non hanno superato i 600 milioni di euro, la metà di quanto investito dal sistema bancario nella Good Bank, altri 1,7 mld sono stati investiti nella Bad Bank e anche li è tutto fermo, se infatti si vendessero a meno del 33% del valore, prezzo a cui Atlante 2 deve comprare le sofferenze di MPS, crollerebbe il castello. Il governo per ora ha licenziato l’AD Fabrizio Viola, per sostituirlo con Morelli, già capo della finanza di MPS e legato in passato a l’advisor JP Morgan e dipendente di Merryl,altra banca impegnata nel salvataggio. Pare che Viola non credesse al piano in gestazione e pensasse necessaria la nazionalizzazione dell’Istituto. Probabilmente a ragione, dall’acquisto di Antonveneta, Mps ha bruciato 15 mld di aumenti di capitale, senza uscire dalla crisi, perché una ulteriore iniezione di 5 mld dovrebbe risolvere il problema? Non sapendo come gestire il problema dei 5 mld di obbligazioni subordinate, più di dieci volte l’affaire Etruria e sorelle, si è deciso di prendere tempo, almeno fino a dopo il referendum. Il rinvio è politicamente abile, ma porterà al sommarsi dei problemi, l’aumento monstre di Unicredit, si parla di 10 miliardi, il rafforzamento della Vicenza e di Veneto Banca. Un po’ la tecnica che viene usata per le clausole di salvaguardia, non vengono cancellate, ma spostate in avanti. I protagonisti dei crac girano liberi per il Paese e i loro patrimoni hanno tutto il tempo di sparire, la rottamazione si è fermata a D’Alema. Difficile salvare Mps con soluzioni fantasiose come la conversione volontaria delle subordinate in azioni, ma difficile anche non applicare il bail in, che consentirebbe l’intervento statale, ma decreterebbe la fine del governo Renzi, si tratta di oltre 50000 obbligazionisti, che temono di finire come gli azionisti, cioè spolpati. Oggi MPS vale 700 milioni di euro, quanto una grossa rurale. Nell’attesa, aumenta la presa politica sulla banca, fingendo di ignorare che è la politica la prima responsabile del disastro, più che una soluzione, una iattura.

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