Sulla rete ha grande successo lo slogan “tocca agli italiani scegliersi il governo, non ai mercati”, infatti nessuno dice agli italiani come devono votare, men che meno i mercati.
Il problema è che la classe politica che ha portato il Paese ad avere un debito di 2000 mld di euro, l’hanno scelta gli italiani.
I mercati si sono solo rifiutati, prima dell’avvento del governo Monti, di prestare il loro denaro ad un basso tasso di interesse, innescando così una crisi di liquidità, che è l’anticamera dell’insolvenza.
Certo una democrazia senza sovranità è fragile, ma la sovranità ha un costo, una volta si difendeva con l’economia, la politica estera e le guerre.
Oggi per fortuna sono rimaste le prime due opzioni.
Noi non abbiamo una politica estera, vedi la vicenda dei marò in India, combattiamo guerre non nostre e continuiamo a spendere più di quello che incassiamo, facendo debiti.
Ora ai creditori non interessa chi ci governa, ma cosa fa per garantire che pagherà gli interessi e rimborserà il capitale.
Chi è senza debiti si può disinteressare della finanza mondiale, come un’azienda solida, delle banche, ma Stati e aziende che dipendono in maniera massiccia dal credito, più che della sovranità, devono preoccuparsi di recuperare la credibilità necessaria per mantenere la fiducia dei creditori. L’alternativa è una sola: dichiarare lo stato di insolvenza, il fallimento, insomma.
Il problema è che chi fallisce non migliora mai la sua situazione, a meno che non abbia occultato patrimonio, dubitiamo che lo Stato italiano abbia conti in Svizzera o alle Cayman, forse li hanno alcuni italiani, ma non è la stessa cosa.
Nelle difficoltà tendiamo tutti ad avere la memoria corta, dimenticando che solo un anno fa chiamammo Monti a fare l’amministratore straordinario, elogiando il fatto che avesse credibilità internazionale.
Poi, da quando è sceso in politica, scelta giusta o sbagliata, ognuno la vede come vuole, è una corsa ad affidarsi a vecchi e nuovi pifferai, a Napoli direbbero “passata la festa, gabbato lo santo”.
Tutti grillini, tutti impegnati a fermare il declino, a smacchiare giaguari o a progettare condoni, come fosse passata la nottata.
La colpa di tutto è ovviamente di Monti e dei due fossili che lo appoggiano, Casini e Fini, tra l’altro cognomi da sfiga. Solo che non è così e tra breve lo scopriremo, perché non sono i mercati ad aver bisogno di noi e nei famosi mercati ci sono anche i piccoli e grandi investitori italiani, ci siamo in tanti.
Molti di coloro che oggi sbraitano contro gli speculatori erano tra i più ansiosi venditori di titoli di stato alla fine dello scorso anno e ora magari si presentano vestiti da rivoluzionari, avendo già venduto i titoli italiani.
Perché saremo gattopardi, ma siamo “furbi”.
Tanto la colpa è di Monti. Giusto mi sto ancora chiedendo perché sia “sceso” in politica, in questa arena non si sale, forse perché non conosce bene gli italiani.
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