Martone e gli universitari sfigati

Siamo sicuri che il sottosegretario al lavoro Michel Martone, abbia sbagliato a definire sfigati gli studenti che a ventotto anni devono ancora laurearsi? O non sia invece un benemerito della verità, nel Paese dell’ipocrisia? Gli rispondono che Steve Jobs non era laureato, che c’entra? Martone dice degli sfigati non a chi non si laurea, ma a chi, avendo scelto di farlo, non conclude. È da qualche giorno che quando consulto la mia posta, ho un moto di rabbia. Il motivo è una pubblicità che mi becco quando inserisco

i dati. Brevemente, si vede un uomo sui trenta, con la barba del giorno prima e un aspetto medio: non bello, non brutto, non sveglio, non tonto; sopra una scritta recita :“Hai trent’anni e non sei ancora laureato ? Questo messaggio è per te. Contattaci”. Non c’è logo, scopri chi paga la pubblicità, cliccandoci su. Dicono che si rivolgono a studenti lavoratori, ma non ci crede nessuno, si rivolgono a quella massa di fuori corso che coltivano sogni di gloria, vivacchiando tra divani, happy hours, discoteche e qualche sporadica puntata presso la segreteria universitaria. Il pomeriggio un paio di ore a dormire, facendo finta di studiare e poi dalla fidanzata a piangersi addosso. Una vita buttata, andata male ancora prima di cominciare.

Ma se fanno pubblicità, vuol dire che c’è un mercato e se la fanno in questo modo, lo schema è di tipo quantitativo, ovvero volto a prendere una certa percentuale (normalmente sotto il 10%) del mercato potenziale. Siccome tutto costa, vuol dire che il mercato potenziale è grande. E quindi è grande l’area del disastro italiano, perché tanti sono quelli che dovrebbero essere al massimo della produttività intellettuale e fisica e invece devono ancora debuttare.

Ora si parla molto di dare una speranza ai giovani, ma loro se la sono data? Cosa fanno all’università da dieci anni circa ? Perché si prendono in giro ? E le famiglie perché non li accompagnano all’uscio, magari accogliendoli per pranzo e cena, ma non pagando affitti, bevute, discoteche e annessi. Poi aumentiamo le tasse universitarie proporzionalmente al tempo che intercorre tra un esame superato e un altro,anche chi lavora, se è motivato di solito ci mette un paio d’anni in più, non una vita. Questo “smagrirebbe “ le università, che più leggere nei costi di insegnamento, dedicherebbero più soldi alla ricerca e quindi al miglioramento del loro standard. A trent’anni tutti dovrebbero avere un lavoro. Per quello che sanno fare, se sanno fare poco, un lavoro da poco. Vi pare frustrante ? Perché forse lo è meno per tutti quelli che non sono né carne né pesce, vivacchiano sulle spalle degli altri, mentre le conoscenze si diluiscono nei fiumi della memoria ?

Ora “comandano” i professori, bene, facciano una task force e mettano insieme un progetto di scuola reale, dopo tanti maneggi di politicanti che hanno scombinato anche quel poco di buono che c’era. Non riesco a trattenermi : ma è possibile pensare che la Gelmini potesse fare qualcosa di decente, lei che ha un italiano ristretto e l’elasticità di un sasso ? Sarà forse un po’ fuori tono, ma il sottosegretario ha ragione, se a trent’anni non ti laurei, almeno un po’ sfigato lo sei, anche se non fa piacere sentirselo dire.

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