Manovra, una spremuta di tasse

La manovra del governo Monti è una spremuta di tasse, necessarie, ma inutili nel lungo tempo, se non si taglieranno le spese. Novità vere, poche: si completa la riforma delle pensioni, sulla quale si era bloccato il governo Berlusconi e si tassa pesantemente la casa, compresa la prima, con inoltre l’adeguamento delle rendite catastali. Del resto non vale la pena parlare, roba da governi balneari democristiani, con tasse sulla benzina, le auto di lusso, gli aerei con motore, saranno una decina e sulle barche , che così se ne andranno in Francia o Croazia. Evidentemente è solo l’inizio,nessuno può davvero credere che l’euro o la salvezza dell’Italia dipendano da una manovrina da 25 miliardi. Il governo è atteso dalle riforme vere, quella del mercato del lavoro, con annesso pensionamento di CGIL e sindacalismo ottocentesco, quella del taglio della spesa pubblica. Se la recessione sarà, come possibile, dura, non sarà rinviabile il tema della riduzione del costo dei dipendenti pubblici, troppi, soprattutto al sud. Per non parlare dei costi della politica, intoccabili, per il perverso scambio tra manovre che colpiscono i cittadini, in particolare il ceto medio e i privilegi garantiti a chi li deve votare. Io tasso e ti pago, tu voti e fai ammuina. Infatti è tutto un indecente balletto di distinguo, se avevano così tante idee, perché non le hanno messe in pratica? La verità è che a destra, come a sinistra, credono che, come dopo il governo Amato, le cose torneranno come prima. E allora avanti così, per vedere chi è più furbo o bastardo e l’ultimo chiuda la porta. Se è tecnico, sia sobrio nel farlo, magari commuovendosi un po’come la Fornero.

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