Macron presidente della globalizzazione

 Come previsto, Macron è diventato Presidente della Francia. In un solo anno ha sbaragliato i vecchi partiti della quinta Repubblica, socialisti e gollisti e pure il fenomeno Le Pen. I giudizi su di lui sono vari, ma il più giovane Presidente francese della storia, segna un salto non solo generazionale,ma culturale. Macron non è un politico nato prima che la globalizzazione dispiegasse i suoi effetti, positivi per gran parte del mondo e negativi per gran parte dell’Europa, in particolare quella occidentale. E’ nato nella globalizzazione, è un tecnocrate che parla le lingue e vive il mondo come la sua casa e la Francia come parte integrata del nuovo equilibrio mondiale. In questo è diverso da Renzi, che è giovane ma viene da una cultura provinciale,  guida un partito tradizionale e non padroneggia i nuovi temi portati avanti dalla globalizzazione. Ora la scelta più che tra destra e sinistra, è tra chi ritiene che la globalizzazione vada gestita, ma accettata e chi ritiene si possa tornare indietro. Ovviamente  chi accetta la sfida globale sa che non si può prescindere dall’unità europea per competere con i paesi continente, come Cina, Usa, India. Viste le difficoltà di Trump, è verosimile che il processo possa essere rallentato, modificato, ma non fermato. Certo la sfida per il primo leader occidentale figlio della globalizzazione non è semplice: deve vincere, in qualche modo le legislative per avere una maggioranza che gli consenta di cambiare il Paese. Poi deve riuscire ad attenuare le disuguaglianze economiche e sociali che la globalizzazione porta con sè, inoltre ha bisogno di un’Europa insieme più coesa e veloce. Come si vede, sfide importanti, di cui a giudicare dal discorso inaugurale è consapevole. Il che non basta, perchè la resistenza sarà forte e aldilà dei numeri, la Francia è spaccata tra vincenti e perdenti, tra città e campagne, tra ricchi e poveri e la fortuna che fino ad oggi lo ha assistito, potrebbe non bastare. Nel mentre anche la Merkel ha iniziato la sua rimonta elettorale, il che rafforzerà l’asse franco-tedesco, mentre in Italia i partiti si frammentano e il Paese rischia l’ingovernabilità.

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