A Bossi non piacciono le manette, in particolare quelle manette. Diciamolo chiaro: l’onorevole Papa può finire in galera, perchè berlusconiano e napoletano, la seconda è un’aggravante, mentre Milanese, tremontiano e con un nome così lumbard, anche se fosse nato a Messina, deve restare fuori. Insomma, dopo la Lega di governo e di lotta, abbiamo la Lega rifondazionista: non si toccano le pensioni, i piccoli comuni, le Province; dalle partite Iva alle partite della pro loco. Tutte queste oscillazioni per salvare l’orticello dei propri sindaci e presidenti di Provincia e perché no, anche quello del leghista di complemento, il ministro del Tesoro, Tremonti. Intanto la base è in fermento: chi protesta viene espulso, le federazioni commissariate. La badante di Bossi, oltre all’Umberto, deve badare anche all’Emilia-Romagna, era meglio il Trota, più adatto al Po, che alle valli bergamasche. Mentre Maroni tenta l’ennesimo golpe, già nel primo governo Berlusconi, dopo il ribaltone di Bossi, restò a lungo incerto, poi ritornò a Canossa ed i deputati che lo avevano seguito furono massacrati. All’epoca non dimostrò di essere un grande leader, ma Bossi era integro, oggi Bobo lo sembra solo perché il Senatur è molto ammaccato, ma al netto della propaganda, resta un leader piccolo e non siamo neanche sicuri che li abbia, i Maroni, appunto.